Approvando ad inizio anno il progetto culturale regolato dal protocollo d’intesa tra il Comune e la Fondazione Parco archeologico di Classe-RavennAntica, la Giunta De Pascale ha preso atto del Conto economico preventivo di tale Fondazione per il 2019, comprendente tra l’altro il numero atteso dei visitatori ai siti gestiti, che sono la Domus dei Tappeti di Pietra, il museo TAMO, la Cripta Rasponi, l’Antico Porto di Classe e il Museo archeologico Classis
«Allo scopo di verificarne l’andamento» commenta Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna «ho chiesto ed ottenuto il prospetto “DATI AFFLUENZA SITI 1° SEMESTRE 2019”. L’interesse attuale maggiore della cittadinanza attiene ovviamente ai risultati del grande museo Classis, aperto il 1° dicembre 2018, dopo decenni di gestazione, e costato oltre 23 milioni di euro.
MUSEO CLASSIS – La Fondazione aveva previsto, per l’intero 2019, 65.000 visitatori (si presume a pagamento trattandosi di previsioni contabili) e costi per 540.000 euro, a fronte di cui i visitatori paganti sono stati, fino al 30 giugno, 18.343 e gli incassi totali 133.206 euro: dati molto lontani, in relazione a questa prima metà dell’anno, dalle aspettative di attrazione (-42%) e dalla copertura dei costi (il 49%). Elevato, ma non troppo (molto meno del MAR, l’altro grande museo del Comune), il numero di 10.404 visitatori gratuiti. Il dato negativamente più sorprendente è però l’incasso dai biglietti, 98.302 euro, pari al prezzo medio mortificante di 5,35 euro. Ma preoccupa anche più l’affluenza media giornaliera dei visitatori paganti, appena 101, soprattutto se si considera che la vicinissima Basilica di Sant’Apollinare in Classe, formidabile potenzialità di abbinamento delle visite, ne attrae da sola (secondo i dati del 2018) quasi il triplo.
PARCO DELL’ Antico Porto di Classe – Peggio ancora il connesso Parco archeologico di Classe, che dovrebbe formare, quasi obbligatoriamente, un pacchetto unico con il museo archeologico: rispetto ai 20.000 visitatori attesi per il 2019, i paganti del primo semestre sono stati 6.737, in proporzione -32%, per una media giornaliera di appena 37 ingressi, al prezzo medio di un caffè corretto (2 euro e mezzo).
FALLIMENTO DELLA GRANDE OPERA DI REGIME – Per il Classis non è stata fatta poca pubblicità, anzi. E l’interesse “novità” è destinato piuttosto a scemare. Si annuncia un clamoroso irreversibile fallimento della gigantesca e più costosa opera del regime, voluta e diretta dai tre sindaci di Ravenna di questo ventennio, a danno di altre cause sociali, culturali e turistiche viceversa sacrificate. Ma finisse qui. Perché quello che può ben definirsi “deserto archeologico di RavennAntica” succhia, nelle previsioni del 2019, costi annuali di gestione pari a 2.808.500 euro, tra costi ed oneri diretti, costi ed oneri diversi e museo Classis, di cui quasi 1.392.000 a carico di enti pubblici o gestori di servizi pubblici, di cui due terzi, 900.000 euro, direttamente dalle casse del Comune. A fronte di tali costi, la previsione dei ricavi assomma a 2.698.500 euro, pari a 110.000 di disavanzo, che rischia anche di peggiorare nel secondo semestre, dato che i mesi di maggiore affluenza ai musei sono quelli primaverili.
EMERGENZA POLITICA – Appare dunque necessario che, alla ripresa autunnale, il Consiglio comunale sia convocato per discutere come affrontare e fronteggiare questa vera e propria emergenza della comunità ravennate. In tale occasione, bisognerà tra l’altro valutare quale sia stato il maggior apporto di turisti che il Classis avrebbe procurato alla nostra città, confrontando le presenze turistiche del primo semestre 2019 con quelli dei due anni precedenti. Chiederò a tutti i consiglieri di opposizione di associarsi alla richiesta».