“Soffitti della camera mortuaria marci d’acqua dal 6 gennaio”. Con questo oggetto, il 15 gennaio scorso presentai al sindaco un’interrogazione question time, riferendo come nei locali delle caldaie e della vestizione delle salme e nella sala autopsie della camera mortuaria di Ravenna fossero avvenute ovunque, dai soffitti colmi di acqua, infiltrazioni e allagamenti. Gli operatori avevano dovuto lavorare a lungo per asciugare pavimenti, computer, telefoni, arredi, ecc. Le plafoniere avevano accumulato quantità d’acqua tali da provocare il cortocircuito dell’impianto elettrico, sostituito con un neon volante. Tuttavia, dopo nove giorni dal fatto, nessun intervento riparatore era stato neppure avviato. Chiesi dunque al sindaco per quale omessa o trascurata manutenzione si fosse verificato un cedimento edilizio di questa portata in un padiglione pubblico di tale delicatezza; ed inoltre, come e con quale comprensibile urgenza si intendesse procedere al dovuto risanamento strutturale. Avendo questa storia avuto finalmente il giusto epilogo, vale la pena ora di ricostruirne i termini e di ricordare che alla camera mortuaria servono da tempo altri “restauri”.
La camera mortuaria è una struttura ospedaliera, dunque di proprietà dell’AUSL Romagna, sulla quale, pur avendola data in concessione al Comune di Ravenna, che a sua volta ne ha affidato la gestione ad Azimut spa, ricadono le manutenzioni straordinarie e gli interventi strutturali. Si trattava, nel caso, di compiere il rifacimento della copertura della camera mortuaria. I lavori sono stati avviati una settimana dopo la mia interrogazione con questo cronoprogramma: entro il 28 gennaio, smontaggio di tutto il telo in pvc ammalorato, ad esclusione della porzione coperta dalle macchine dell’aria condizionata; entro l’11 febbraio, smontaggio di tutto il perimetro della copertura e installazione della seconda guaina su tutta la porzione scoperta; ultimazione e rifacimento completo entro il 28 febbraio. È tuttavia certo che il tracollo della copertura del padiglione funebre sotto uno scroscio di acqua piovana, dopo “ennesime infiltrazioni”, è stato causato (scritto dall’amministratore delegato di Azimut) “dalla vetustà e inidoneità delle coperture sovrastanti […] oggetto di ripetute segnalazioni da parte di Azimut spa (poste agli atti) ad AUSL della Romagna negli anni precedenti, incrementatesi in particolare nel corso del 2021”.
Tale rovinoso cedimento deve dunque essere attribuito a mala gestione patrimoniale della struttura da parte di AUSL Romagna, al cui direttore generale il sindaco di Ravenna, presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, organo di indirizzo politico-amministrativo dell’azienda stessa, dovrebbe pertanto segnalare la gravità dell’accaduto, con invito ad evitare che si ripetano casi del genere. Mi riferisco in particolare a quanto riferitomi il 24 gennaio scorso, a seguito della mia interrogazione al sindaco, da Azimut stessa: i locali della camera mortuaria di Ravenna “già da tempi risalenti […] versano in condizioni, anche strutturali, che necessitano di invasivi e importanti interventi manutentivi straordinari da parte del proprietario […], gran parte dei quali programmati in sede di accordo […] sottoscritto tra Comune di Ravenna e AUSL della Romagna […] nel febbraio del 2020”. Alcuni sono stati eseguiti, ad esempio la sistemazione dei layout dei camerini di esposizione delle salme e la sostituzione delle celle frigorifere, peraltro secondo sollecitazioni di Lista per Ravenna. Ma gli “interventi manutentivi straordinari” ancora da fare quali sono? E trattandosi di restauri “invasivi ed importanti”, si aspetta forse che succedano altri guai? Sono le domande a cui chiedo che il sindaco produca risposta.