La giunta De Pascale, grazie allo sblocco del patto di stabilità interno, per opera di decisioni dello stato, ha ripreso a progettare, almeno sulla carta, alcune opere pubbliche.
La progettazione ovviamente non è automaticamente sinonimo di opere che si realizzeranno, ma ne è comunque presupposto fondamentale.
La scelta del sindaco uscente, si vedano per esempio il nuovo palazzetto dello Sport – discutibile non solo per questo – e il restauro della Rocca Brancaleone, è stata quella di non procedere né con il concorso di idee, né con il concorso di progettazione a due gradi, bensì di avvalersi esclusivamente di professionisti interni dell’amministrazione.
La “scusa” del presunto risparmio di costi, dimostra in realtà l’incapacità di comprendere che il valore economico e “simbolico” di simili opere non può misurarsi con una morigeratezza di facciata nei costi di progettazione, perché un’amministrazione lungimirante dovrebbe sapere che le “grandi opere” si costruiscono affinchè durino a lungo e siano dunque protagoniste della scena anche architettonica della Ravenna del futuro.
Per questo, prima di “battezzare” i progetti, è da sciagurati non coinvolgere le migliori menti e le migliori capacità presenti sul territorio, non essendo infatti le sole professionalità interne al comune, benché più che degne, sufficienti ad avere quel bagaglio di competenze e di idee che simili opere meritano, sia per dimensioni che per entità degli investimenti.
Con l’amministrazione Ancarani si procederà pertanto come da prassi di altri comuni, e di molti paesi europei, ove le procedure ad evidenza pubblica per simili opere sono la regola, come ben avevano fatto rilevare durante la consiliatura sia l’Ordine degli Ingegneri che quello degli Architetti della Provincia di Ravenna, ovvero coinvolgendo anche i professionisti esterni.