Fermare l’aumento di nuove costruzioni nelle aree colpite dall’alluvione del maggio 2023, mettere in sicurezza l’entroterra appenninico preservando il suo tessuto residenziale e produttivo, gestire la vegetazione nelle fasce fluviali a rischio e contenere gli animali che fanno tane negli argini di fiumi e torrenti (animali fossori, ndr) per la sicurezza idraulica dei corsi d’acqua. Sono alcune delle linee guida indicate nel Piano speciale preliminare per la ricostruzione dei territori alluvionati illustrato in commissione Territorio e ambiente. Il Piano definitivo dovrà essere approvato entro il 30 giugno e conterrà gli interventi nel dettaglio, con i relativi stanziamenti economici.
“Il Piano speciale contiene anche indirizzi per i ponti e gli attraversamenti dei corsi d’acqua, che dovranno poi essere recepiti dalla Protezione civile delle amministrazioni locali”, ha precisato il generale ispettore della struttura commissariale. Mentre la vicepresidente della giunta ha sottolineato che “il Piano è l’arricchimento di un percorso già avviato da tempo dalla Regione che terrà conto delle criticità riscontrate con l’alluvione”. “Cruciale -ha aggiunto- il tema del dissesto. Con gli eventi alluvionali del maggio scorso sono state censite 81mila frane con impatti più significativi nelle aree dei bacini fluviali, in particolare in provincia di Forlì-Cesena, Ravenna e in parte nel bolognese. Attenzione particolare è dedicata anche ai ponti e alle infrastrutture. Il Piano definitivo verrà posto all’attenzione del governo per il finanziamento di opere che andranno a irrobustire il nostro territorio”. Nell’illustrazione è emerso come fra gli elementi più rischiosi per la sicurezza del territorio ci sia la forte pressione antropica legata all’urbanizzazione e agli insediamenti produttivi. “Il fondovalle è indispensabile per l’espansione delle piene, per cui alcuni edifici esistenti vanno delocalizzati e vanno rispettati determinati parametri. Dobbiamo evitare che i centri abitati si allaghino, minimizzando i danni che un’alluvione può comportare per un territorio”, hanno evidenziato i tecnici del servizio Ambiente.
La Lega ha sottolineato come “rispetto ai dibattiti post alluvione c’è stata una svolta nella gestione fluviale: a parte l’asta fluviale del Po, infatti, i Piani di gestione dei sedimenti non erano stati adottati per altri fiumi. Positivo quindi che nel Piano speciale si parli della possibilità di gestire i sedimenti, la vegetazione ripariale e gli animali fossori”. E ancora: “Tutto ciò che viene messo in campo ora, doveva essere già stato fatto. Se dovesse ripetersi un evento come lo scorso anno la situazione cambierebbe? I cittadini chiedono questo e vogliono sapere in quanto tempo le opere verranno realizzate”.
Per il Partito democratico “è importante rispettare la scadenza del 30 giugno per l’approvazione del Piano e capire l’iter per poter fornire informazioni chiare alla popolazione. L’auspicio è quello di superare la polemica sulle cause dell’alluvione perché chi abita in quei territori vuole sapere come vivere in condizioni di sicurezza e quando si potrà accedere alle risorse per ricostruire abitazioni e aziende”. È stato inoltre richiesto di “trovare una soluzione alla carenza di organico del personale dei piccoli Comuni per far fronte ai lavori. Inoltre, ad oggi non risultano ancora arrivati al Comune di Coriano (Rimini) i 4 milioni di euro previsti a titolo di risarcimento nella prima ordinanza: sarebbe opportuno provvedere”. E ancora: “La novità di rilievo del Piano riguarda la valutazione delle delocalizzazioni. Il privato e il pubblico devono trovare un punto d’incontro per la tutela del territorio”.
Fratelli d’Italia ha evidenziato: “Importante che il Piano riservi un focus per la salvaguardia dell’Appennino e per la vegetazione ripariale, ma ci sono Comuni che chiedono da tempo di intervenire anche sulla manutenzione delle aree boschive. Questo Piano è per certi aspetti ‘riparatorio’: molti cittadini avevano segnalato problematiche non ascoltate. Interessante capire come verrà gestita la delocalizzazione degli insediamenti nelle aree alluvionate”.
Il Movimento 5 stelle ha commentato: “Il tema del consumo di suolo è un tasto dolente per la nostra regione. L’alluvione deve rappresentare uno spartiacque per le politiche da adottare. Credo ci sia la necessità di modificare la legge urbanistica che non ha funzionato e bisogna dare risposte agli enti locali. I sindaci devono avere strumenti per evitare di consumare suolo nelle zone colpite dall’alluvione. Bene affrontare il tema delle delocalizzazioni”.