Prosegue in commissione Territorio, ambiente e mobilità, la presentazione del Piano regionale rifiuti e bonifiche. Dopo le proposte per il trattamento dei rifiuti urbani, è stata la volta di quelle dei rifiuti speciali (Rs).
In apertura dei lavori, il presidente Stefano Caliandro (Pd) ha sottolineato l’estrema importanza dei vari passaggi che la commissione Territorio, Ambiente e Mobilità sta compiendo nell’esame globale del Piano Rifiuti. “Nell’ambito dei rifiuti speciali di cui ci occupiamo oggi bisogna rimarcare come si impone una discussione integrata su tutta la filiera soprattutto in tre ambiti molto precisi come quelli dell’edilizia, della produzione dei tessuti e dell’agricoltura. È, necessario, quindi, un percorso trasversale con tutti i soggetti coinvolti e credo che la commissione Ambiente sia il naturale luogo di confronto per arrivare a processi condivisi finalizzati a rendere efficace il recupero dei rifiuti speciali”.
Il Piano è stato illustrato dall’assessora all’Ambiente, Irene Priolo. Il documento introduce due novità: le bonifiche dei siti inquinati e il trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione. Nel complesso, il Piano regionale definisce le stime di rifiuti urbani e speciali da trattare, la raccolta differenziata, la tariffazione puntuale, l’impiantistica, i finanziamenti previsti. Il Piano approderà poi in Assemblea per la discussione e il voto.
L’assessora ha argomentato anche le risposte date alle 93 osservazioni pervenute sui rifiuti speciali.
Dopo un calo nel 2011 e 2012, legato alla crisi economica, in regione la produzione totale di rifiuti speciali ha registrato un aumento nel biennio successivo. Il quinquennio 2015-2020 è stato caratterizzato da una sostanziale stabilità, mentre nel 2019 è stata rilevata una leggera diminuzione (4 milioni di tonnellate). Il Piano regionale del 2020 aveva, però, previsto una riduzione del 4,6% rispetto al 2010, stimando una produzione totale al 2020 pari a 7.840.123 tonnellate.
La gestione dei Rs, nel 2019, ha visto il recupero di materia per il 59%, lo smaltimento in discarica per il 7%, l’incenerimento per l’1% e altri tipi di smaltimento per il 25%, nonché il recupero di energia pari al 9%.
Il programma nazionale prevede una riduzione del 5% e 10% per unità di PIL rispettivamente per i rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi rispetto al 2010 (obiettivo al 2027). La riduzione regionale dello smaltimento in discarica ha due scenari: senza il Piano si arriva a 750mila tonnellate nel 2027, con il Piano (e la riduzione del 10%) se ne stimano 639mila.
La stima dei Rs smaltiti e con il recupero energetico, al 2027, è stimata in 725mila tonnellate. La capacità di smaltimento dei termovalorizzatori è di 1,2 milioni di tonnellate. È necessario smaltire 1,69 milioni di rifiuti urbani e speciali e se ne devono inviare 483mila alle discariche (Sogliano al Rubicone e Mirandola) che ne possono accogliere 200mila. Restano, alla fine, 280mila tonnellate. Di queste, è stato spiegato, “esiste una quota di rifiuti (pari a circa 100mila tonnellate) che, in ragione delle loro caratteristiche, deve avere necessariamente destinata in discarica (ad esempio amianto, ceneri, terre di bonifica)”.
Riduzione degli Rs. La riduzione riguarda sia la quantità prodotta sia il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti. L’obiettivo della Regione è di diminuire la produzione nell’industria tessile, agroalimentare, elettronica e delle plastiche. La giunta si impegna a sostenere “meccanismi di incentivazione economica alle imprese, attraverso l’erogazione di fondi e di bandi per la concessione di contributi, anche nell’ambito dell’economia circolare e nella gestione sostenibile delle risorse”.
I rifiuti alimentari. Il Piano, usando i valori dell’Onu, prevede, al 2027, il 38% di riduzione rispetto al 2020 con azioni legate all’innovazione delle imprese, al recupero delle eccedenze alimentari, alle date di scadenza e termine di conservazione, alla donazione delle eccedenze, alla riduzione dello spreco e all’integrazione delle politiche di acquisto.
Rifiuti da costruzione e demolizione. I dati sulla produzione non sono certi (alcune categorie sono esentate dall’obbligo di dichiarazione) – nel 2019 circa 3 milioni di tonnellate – ma solo il 2,3% riguarda rifiuti pericolosi e il recupero di materia interessa il 98,7% dei rifiuti gestiti. Il Piano vuole massimizzare il riciclo di quelli non pericolosi e promuove un mercato di inerti riciclati. L’Elenco regionale dei prezzi indica quello del materiale inerte proveniente da attività di recupero e quello del materiale inerte naturale. Il piano estrattivo indica la quantità di materiale necessario da estrarre se i quantitativi non si possono soddisfare con il materiale inerte riciclato. Il mercato degli inerti riciclati, afferma il Piano, è consolidato e non richiede incentivi. Si richiede uniformità di criteri per l’uso, di conoscere la quantità disponibile, di eliminare o non individuare un termine perentorio per l’adeguamento di PIAE e PAE.
Rifiuti tessili. La produzione regionale è di circa 15mila tonnellate (3,27 kg per abitante) con 262 comuni su 330 che fanno al differenziata. Il Piano prevede azioni per aumentare il recupero di questi rifiuti (Carpi si candida per un impianto di recupero e riciclo) e il loro utilizzo: aumentare e potenziare la raccolta, valorizzare i materiali, promuovere il recupero degli scarti di produzione e invenduti delle industrie. Questi rifiuti sono legati al settore moda e incidono su alcune priorità del Tavolo della moda (in regione 69mila addetti e 16mila imprese, una filiera che vale 7 miliardi). Il Piano indica bandi per la ricerca, per gli investimenti, per le filiere, per l’internazionalizzazione, per le start up, per il sostegno al commercio. Tutto nell’ottica dell’economia circolare.
Plastiche. In Emilia-Romagna nel 2019 c’erano 7.800 imprese attive, 117mila addetti e un fatturato pari a 42 miliardi di euro (per le sole società di capitali). Le aziende per il recupero e il riciclo sono 480, con 17mila addetti. Nel 2019 il riciclo di 169mila tonnellate ha toccato il 44%. Il programma ribadisce la riduzione di plastica in imballaggi e packaging. Dal 2019, con la strategia #PlasticFreER, “la Regione sta affrontando compiutamente il tema della corretta gestione delle plastiche”. La cabina di regia ha sottolineato che la plastica verrà ancora usata, ma si dovranno rivedere i processi produttivi, definire un quadro normativo, elaborare regolamenti “end of waste” (rifiuto che diventa un prodotto, ndr), creare formazione e contrastare la dispersione dei rifiuti. Per i rifiuti meccanici ed elettronici c’è la difficoltà legata alla complessità dei prodotti, composti da multi-polimeri. Le azioni previste cono l’innovazione per il riciclo chimico, l’ecodesign, la riprogettazione compatibile con il riciclo, raccolta semplice ed efficace, tecnologie a basso impatto ambientale.
Infine, per il turismo, si prevedono incentivi alle imprese che riducono il materiale plastico monouso, la riduzione di tariffazione puntuale e tributo puntuale per chi riduce la produzione di rifiuti, la creazione di condizioni che operano secondo il modello “paas – product as a service”, ovvero la sostituzione di prodotti con servizi orientati all’utente basati su noleggio, affitto, condivisione.
Finanziamenti del PNRR. Il totale dei finanziamenti, per le imprese e per i progetti faro dell’economia circolare ammonta a 1,5 miliardi di euro ed è già stata chiusa la presentazione delle domande. Il 40% della cifra è destinata al Nord (600 milioni) e in Emilia-Romagna sono attesi tra i 30 e i 40 milioni.
Serrato il confronto tra le forze politiche.
Parere positivo dal relatore di maggioranza Gianni Bessi (Pd), per il quale “bisogna sapere che la transizione ecologica è un insieme di transizioni che lavorano affinché ci sia il raggiungimento di un obiettivo comune. Ci deve essere grande attenzione al tema dei rifiuti speciali, in particolare alla filiera: anche per questo per tutta la legislatura la commissione porterà avanti un lavoro di monitoraggio del tema”. Attento al tema dei rifiuti speciali anche Luca Sabattini (Pd) che ha sottolineato “l’importanza dell’autosufficienza nello smaltimento di questo tipo di rifiuto: dobbiamo anche vincere la sfida della prevenzione e puntare di più sugli investimenti nella ricerca di materiali ecologici”.
Dai banchi del centrodestra Michele Facci (Lega) ha stigmatizzato il fatto che “è stata presentata nel Piano la parte sulle plastiche. Una relazione, però, che non è mai stata sottoposta alla commissione. Quando trattiamo di rifiuti speciali – in questo caso una relazione corposa di cui diamo atto del grande lavoro – sarebbe stato importante un confronto per dare strumenti ulteriori e contributi. Non è stato fatto e ci dispiace. La plastica è importante e ha un certo rilievo, perché siamo la regione del packaging e anche questo deve trovare uno spazio di ragionamento. Condividiamo le indicazioni per l’educazione ambientale e la riduzione di consumi e inquinamento, ma servono diverse misure. Tra i primi ci sono gli incentivi e la premialità. Occorre, poi, aiutare le imprese in materia di riciclo e riuso, se non lo si fa non si crea un virtuosismo che garantisce le aziende e posti di lavoro”.
Per Silvia Zamboni (Europa Verde) “è assolutamente necessario mettere un freno all’aumento dei rifiuti speciali, cosa che si sta registrando nell’ultimo periodo con la diffusione di best practises sia nel settore moda, con le stesse aziende produttrici che si candidano a ritirare i tessuti dismessi, sia nel campo dell’edilizia attraverso una progettazione che preveda recupero e riuso dei materiali”. Di fronte poi a possibili incertezze che potrebbero scaturire dai vari aggiornamenti del piano, la capogruppo di Europa Verde chiede uno specifico passaggio in Commissione per dibattere delle evoluzioni, aggiornare obiettivi e proporre eventuali correttivi da adottare.
Anche in tema di rifiuti speciali, la capogruppo del M5S Silvia Piccinini ha espresso con forza la sua contrarietà al mantenimento in esercizio dell’inceneritore di Forlì e ha lanciato un forte allarme sulla transumanza dei rifiuti. “Al momento -specifica Piccinini- l’Emilia-Romagna importa più rifiuti speciali di quanti ne esporta e ciò aggrava una situazione già seria. Dato che i rifiuti speciali che arrivano in regione provengono massimamente da Lombardia e Veneto, credo sia assolutamente necessaria una qualche forma di accordo per razionalizzare il flusso in una maniera sostenibile”.