“Al termine della fase emergenziale e dei soccorsi e all’avvio di quella della ricostruzione (con questo passaggio simbolicamente rappresentato dalla chiusura del centro di accoglienza al palazzetto dello sport), riteniamo opportuno – come segreteria del Partito Democratico di Lugo – offrire alcune riflessioni sull’evento che ha colpito la nostra comunità e sulle prospettive future.
Crediamo sia incontestabile – e del resto gli esperti ne hanno fornito ampia dimostrazione – che le alluvioni di maggio hanno rappresentato un fenomeno del tutto fuori scala rispetto ai precedenti e rispetto alle possibili previsioni, sia per intensità (con una quantità di precipitazioni che ha ampiamente superato qualsiasi evento del passato, anche quello ormai noto del 1939) sia per diffusione (con esondazioni o rotture di un enorme numero di fiumi e canali di scolo in uno spazio che va da Bologna a Riccione).
Si può quindi certamente affermare che il nostro territorio non era preparato ad affrontare una situazione del genere, mai avvenuta e imprevedibile: non era preparato perché l’assetto dei luoghi in cui viviamo – assetto costruito dall’uomo proprio con una secolare opera di governo delle acque – si è finora fondato su condizioni climatiche a cui eventi così estremi (propri più delle zone tropicali che di quelle temperate) erano sostanzialmente estranei.
Riteniamo pertanto profondamente sbagliato – come purtroppo sta avvenendo in questi giorni – derubricare le alluvioni che ci hanno colpito nell’ambito dei fenomeni ordinari e quindi evitabili semplicemente con maggiore manutenzione di canali o fognature (per quanto necessarie e da intraprendere). Occorre affrontare il dibattito senza cavalcare facili soluzioni ma avendo ben in mente la reale posta in gioco: mettere in sicurezza il territorio romagnolo (e non solo) in un contesto del tutto nuovo, ripensando completamente gli assetti, con un lavoro fondato sulle migliori acquisizioni della scienza e della tecnologia.
Per questo non servono le persone che, senza pudore, sfruttano l’emergenza nel tentativo di acquisire notorietà, distorcendo il dibattito ed eludendo il tema principale: far ripartire un territorio ferito garantendo rimborsi immediati e piani nazionali di resilienza idraulica.
Dobbiamo essere consapevoli che – a causa di un clima che sta mutando – sono necessarie azioni straordinarie, di nuovo tipo, che richiedono l’intervento attivo e consapevole di tutti i livelli istituzionali: questo perché la nuova normalità in cui siamo immersi impone di considerare la possibilità che eventi di portata simile alle recenti alluvioni possano ripetersi.
Crediamo che, proprio a causa dell’ingente mole di investimenti e rimborsi da realizzare, la messa in sicurezza e la ricostruzione della nostra terra debbano essere una priorità politica che parta non solo dalla regione ma dal governo e da tutto il paese.
Su questo lanciamo un appello a tutte le forze politiche del territorio, a partire da quelle che reggono il governo nazionale, perché siano al nostro fianco in questa richiesta e si attivino con tutti i canali possibili per sollecitare la massima celerità nella gestione dell’emergenza e nello stanziamento delle necessarie risorse economiche.
Va purtroppo detto che i primi segnali non sono incoraggianti: il cosiddetto “decreto alluvioni” è stato pubblicato con un inspiegabile ritardo di oltre una settimana rispetto all’annuncio; lo stesso decreto – secondo quanto riportato da autorevoli studi giornalistici – contiene stanziamenti significativamente inferiori rispetto agli oltre due miliardi di euro inizialmente promessi. A questo si somma un inaccettabile ritardo nella nomina del commissario alla ricostruzione, nomina che sembra vista dalla maggioranza di governo più come un’occasione di calcolo politico che come una risposta concreta alle esigenze della Romagna. Auspichiamo che possa sopperire a questo ritardo il tavolo insediatosi ieri che vede la presenza di governo ed enti locali e che si è fin da subito posto l’obiettivo del pieno risarcimento a tutti i cittadini e alle imprese colpite.
La sfida è decisiva per il futuro della nostra terra e per questo crediamo che vada affrontata da tutti con massima serietà e senso del dovere.
E’ un compito di portata storica, non dissimile da quello dei nostri antenati che ci hanno lasciato la terra fiorente e generosa che conosciamo; un compito che ha bisogno dell’apporto costruttivo di tutte le forze politiche e sociali, con le quali siamo pronti a un serio confronto nel merito.
Ovviamente, prima di questo e con la massima immediatezza, serve destinare ingenti risorse per ristorare famiglie e imprese che hanno subito in molti casi ingentissimi danni ancora difficili da quantificare. L’obiettivo su cui occorre lavorare è quello di ristorare il 100% dei danni subiti, perseguendo un modello simile a quello del terremoto emiliano, in modo che si possa garantire ai cittadini e alle realtà economiche una stabilità per ripartire. Si tratta di un’enorme quantità di danni accumulati su un territorio la cui vastità e importanza economica è di rilievo nazionale ed europeo.
Nell’immediato rappresentano sicuramente un aiuto utile i primi 5 mila euro stanziati dalla regione per far fronte ai costi immediati necessari al riacquisto o agli interventi utili a rendere immediatamente riutilizzabile la propria abitazione. È un primo passo, sicuramente utile ma non sufficiente, al quale speriamo possano seguirne in tempi brevissimi altri.
L’emergenza ha però evidenziato anche una solida base da cui partire per la ricostruzione: in queste settimane difficilissime abbiamo visto all’opera, in un contesto di dolore e sofferenza, una straordinaria mobilitazione di energie – di lavoratori pubblici e privati; di imprenditori e lavoratori autonomi; di organizzazioni, associazioni e parrocchie; di volontariato spontaneo o organizzato – energie tutte dirette alla gestione dell’emergenza, alla solidarietà, all’aiuto reciproco, all’assistenza alle persone più duramente colpite.
Questa mobilitazione ha dimostrato quanto siano radicati tra i nostri concittadini i valori della coesione sociale, dell’adesione a un’idea di comunità aperta e inclusiva, del lavoro comune come mezzo per migliorare la vita di ciascuno, dell’apertura e disponibilità all’altro e ai suoi bisogni.
Si tratta del patrimonio più prezioso sul quale possiamo contare per costruire il futuro.
A loro, volontari provenienti da Lugo e non solo, va il nostro più sincero e sentito ringraziamento.”