“Si tratta di un piano di grande e lungo respiro, con tempi di messa in pratica anche di oltre 12 anni e che riguarderà la realizzazione sia di opere urgenti sia di opere da terminare nel medio e lungo periodo”. A presentare il Piano speciale della ricostruzione pubblica post alluvione, nel corso della commissione Territorio presieduta da Stefano Caliandro, è la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Irene Priolo. Presenti in Commissione anche il generale ispettore Giancarlo Gambardella, presidente del tavolo di coordinamento per i Piani speciali della struttura commissariale e Andrea Colombo dell’Agenzia di Bacino del Po.

Un piano per ora stimato in 4,5 miliardi di euro per opere idrauliche, interventi sui fiumi, recupero morfologico e potenziamento del reticolato minore dei corsi d’acqua per il quale la Regione conta già sui 2,5 miliardi di euro nelle disponibilità della struttura commissariale e sui 375 milioni del fondo di solidarietà europeo. All’appello mancano circa 1,2 miliardi “da trovarsi per quell’obbligo morale che tutti si sono presi”.

“Non è un piano che chiede al governo di trovare subito tutte le risorse – aggiunge la vicepresidente – ma si tratta di una programmazione pluriennale che comporterà una negoziazione costante, in linea con gli aggiornamenti del piano di assetto idrogeologico. Un approccio innovativo per dare risposte concrete e lavorare sulla prevenzione”. Il piano speciale prevede, in primo luogo, una serie di opere idrauliche volte al miglioramento del deflusso e alla gestione delle piene. Ma anche interventi sul reticolo minore dei corsi d’acqua di competenza dei Consorzi di Bonifica, stimati al momento in 900 milioni di euro.

“È bene ribadire che sono confermate tutte le opere già previste che riguardano la realizzazione di nuove casse di espansione e opere per la tracimazione controllata – ricorda Priolo -. Il piano aggiornato ci dirà se queste sono sufficienti. Noi riteniamo di no ed è per questo che entrerà in azione la nuova strategia. Non meno importanti sono le opere legate alle infrastrutture ambientali e ai sistemi di raccolta di acque meteoriche, un lavoro attento da fare sui centri abitati e che per ora vede una stima di 355 milioni di opere da realizzare”. A questo piano si aggiungerà quello sulle infrastrutture stradali che necessiterà di ulteriori finanziamenti e che è in via di definizione.

Il generale ispettore Giancarlo Gambardella, presidente del tavolo di coordinamento per i Piani speciali nell’ambito della struttura commissariale, evidenzia come “i piani speciali con un orizzonte temporale di medio e lungo periodo abbiano in sé una visione rinnovata del territorio, affinché quanto accaduto non si ripeta mai più. L’Autorità del bacino distrettuale del Po e la Regione sottoporranno alle valutazioni del commissario le proposte di pianificazione e gli interventi di contrasto al dissesto e tesi al recupero del territorio e alla tutela della biodiversità. Opere che necessiteranno di studi, progettazioni, negoziazioni con i privati e di finanziamenti pluriennali: il tutto in continuità con gli interventi più urgenti già avviati per la messa in sicurezza dei territori colpiti e per la riduzione del rischio residuo”. Gambardella ha ricordato gli 1,6 miliardi di euro già messi a disposizione per la difesa idraulica, per il ripristino della viabilità stradale, delle infrastrutture scolastiche e sportive e per la rigenerazione delle saline di Cervia.

Dal canto suo Andrea Colombo (Agenzia di Bacino del Po) sottolinea come “è bene occuparsi dei fiumi, perché scontiamo le scelte fatte nel secondo dopoguerra ai tempi del boom economico. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando molto per la messa in sicurezza dei ponti e la tutela degli argini, a partire dal controllo del numero degli animali fossori”.

La presentazione del piano speciale è oggetto di confronto tra le forze politiche.

“La commissione Territorio ha seguito in modo permanente il tema alluvione, anche andando nei luoghi dell’alluvione. Ora il governo deve assicurare la programmazione annuale delle risorse, è un impegno assunto, un debito d’onore che va rispettato”, sottolinea il presidente Caliandro.

“Molti dei progetti di cui si parla nel piano erano già contenuti in documenti della Regione dal 2019: c’è voluta un’alluvione per avere uno scatto. Quanto è avvenuto dimostra come serva una legge regionale sul clima come chiediamo da tempo”, evidenzia Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle).

“Dal contrasto agli animali fossori alla tracimazione controllata dei fiumi, a parole la Regione cambia passo ammettendo che ci sono stati ritardi. Ora aspettiamo che dalle parole si passi ai fatti”, spiega Emiliano Occhi (Lega), mentre il collega di gruppo Daniele Marchetti spera che “si torni a fare prevenzione del territorio. Basta con le follie ideologiche”.

Opposta l’impostazione di Silvia Zamboni (Europa Verde) per la quale “il piano riprende molti dei temi cari ai verdi e si conferma l’importanza di affrontare i cambiamenti climatici smettendo di negarli. Chiedo chiarezza su gestione della vegetazione ripariale: siamo passati dal non fare nulla a tagliare tutto”.

“Serve reale collaborazione fra le istituzioni locali e la struttura commissariale: il governo è stato chiaro sul fatto che le risorse ci sono in un’ottica di programmazione. Quindi bisogna imparare a fare richieste programmate e smetterla di invocare l’emergenza nazionale”, spiega Marta Evangelisti (Fdi).

Per Andrea Costa (Pd) “la cura del nostro territorio deve essere affidata a una pluralità di interventi. Senza polemiche mi sento di chiedere allo Stato certezza sulle risorse annuali per finanziare i progetti proposti dalle Regioni. La storia dell’Emilia-Romagna insegna che quando arrivano i fondi li sappiamo spendere”.

“Bisogna che governo e Parlamento tengano fede agli impegni assunti e si stanzino le risorse necessarie per indennizzi e progetti”, fa eco Nadia Rossi (Pd).

Bando Auto danneggiate: Parere favorevole all’unanimità in commissione Territorio per la riprogrammazione dei fondi. La giunta prevede di emettere il nuovo bando a settembre. Rimborsi estesi anche a furgoni ma solo se per uso privato

Nuovo bando per i veicoli danneggiati dall’alluvione: a quelli già elencati nella legge regionale 13 si aggiungono ora anche i furgoni a uso privato, le auto rovinate dal fango delle frane, quelle vendute a privati. Ha avuto parere favorevole, all’unanimità dei presenti di maggioranza e opposizione, lo schema di delibera che porterà a un nuovo bando per l’acquisto di auto danneggiate dall’alluvione. Il finanziamenti programmati erano di 27 milioni, ma non ne sono stati utilizzati 7: uno sarà usato per consentire a chi ha usato il vecchio bando di completare l’iter, gli altri sei per i nuovi casi individuati dalla Regione.

In commissione Territorio, ambiente, mobilità, presieduta dalla vice presente Nadia Rossi, la vice presidente della giunta, Irene Priolo, ha illustrato i punto fondamentali della delibera che approderà in giunta lunedì prossimo (il nuovo bando è previsto a settembre). “Abbiamo riprogrammato il vecchio bando – ha spiegato Priolo – perché vogliamo cercare di aiutare tutti. La cifra avanzata ci è sembrata spropositata e così abbiamo inserito nuove tipologie in base alle casistiche che sono state segnalate”. Ai fondi regionali, potranno accedere coloro che intendono acquistare auto usate, chi per spostarsi utilizza un furgoncino per uso privato – non intestato ad un’azienda, perché l’indennizzo è già previsto dall’ordinanza del generale Paolo Figliuol” -, chi non ha risposto al vecchio bando perché non era in grado, le vetture rimaste sepolte dal fango delle frane.

Mirella Dalfiume (Partito democratico) ha giudicato positivo “il nuovo bando con le ulteriori tipologie come per i furgoncini a uso privato o per le auto usate, ma anche per chi non sapeva di dover rispondere in modo telematico”.

Marco Mastacchi (Rete civica) ha ritenuto “positiva l’estensione del bando anche alle auto danneggiate dalle frane, richiesta da me avanzata in precedenza alla giunta”.