La notizia della decisione della Procura di Ravenna di commissionare uno studio, una perizia, ad un collegio di tre esperti del Politecnico di Milano, formato da un meteorologo, da un ingegnere idraulico e da un geologo, sull’alluvione scuote il mondo politico.
Dal maggio dello scorso anno, la Procura di Ravenna sta indagando sugli eventi che hanno portato all’alluvione. Ora, lo scopo della perizia è quello di accertare se l’alluvione poteva essere prevedibile, se si potevano prevenire le conseguenze e soprattutto come.
“Più volte il dibattito pubblico e politico si è mosso su questi temi, non è un mistero che da parte di molti osservatori esterni e da parte di altrettante numerose forze politiche – tra cui il gruppo che rappresento – si sia espressa la convinzione che gli effetti dell’alluvione di quel terribile maggio avrebbero potuto essere fortemente mitigati, se solo fossero stati rispettati e realizzati gli innumerevoli piani che nel corso degli anni si sono susseguiti uno via l’altro” commenta il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Faenza, Stefano Bertozzi, in veste anche di consigliere provinciale.
“Ricordo ad esempio, come ho fatto più volte, che l’accordo di programma Stato/Regione finalizzato “alla mitigazione del rischio idrogeologico” e finanziato per complessivi 154.879.629,15 € risale al 3/11/2010 e gli interventi in esso previsti in gran parte non sono stati realizzati; così come lettera morta è l’accordo integrativo del 23 dicembre 2013 stesso oggetto; così come in grandissima parte non sono stati realizzati gli interventi che la Direzione Generale per la tutela del Territorio e delle Risorse Idriche del Ministero dell’Ambiente aveva richiesto alla Regione Emilia Romagna per il tramite del Commissario all’emergenza idrogeologica (Stefano Bonaccini per la precisione) a gennaio 2014, e si potrebbe proseguire fino ai giorni nostri senza soluzione di continuità.
Interventi questi che sono alla base, e quindi fino a prova contraria ritenuti tutti ancora validi, sia del Piano Speciale Preliminare voluto dall’ordinanza commissariale 22/2024 e in redazione ad opera dell’autorità di bacino distrettuale del fiume Po (guidata per inciso dall’ex parlamentare PD dott. Alessandro Bratti) che della stessa convenzione del 30.06.2022 stipulata tra l’Autorità di bacino stessa, la Regione Emilia-Romagna e l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile della Regione Emilia Romagna, finalizzata ad aggiornare i sei PAI presenti su tali bacini partendo dai quadri conoscitivi, così da rivedere le linee di intervento e omogeneizzare tali PAI con quello del Po in termini di metodologia di delimitazione delle fasce fluviali e dei dissesti di versante, di Norme di uso del suolo, ecc.” fa notare Bertozzi.
“In sostanza almeno 14 anni di studi senza che quasi nulla sia stato realizzato, sicuramente non le casse di espansione, né in Romagna né altrove, non con l’intensità prevista dai piani.
Due giorni fa, nel corso della commissione consigliare permanente n. 3 del comune di Faenza, questi temi sono stati in parte affrontati con i rappresentanti dell’Agenzia Territoriale presenti e con l’Amministrazione Comunale, ma le risposte sono state evasive – dal mio punto di vista – soprattutto su tempi e modi dei futuri interventi, mentre sono state totalmente insoddisfacenti sul passato.
A precisa domanda: ‘Perché il Decreto che il Commissario Bonaccini ha firmato nel 2022 per avviare l’esproprio al comune di Faenza (che aveva già accettato nel 2020) dell’area Ca’ Lolli, è stato notificato al Comune stesso solo dopo 2 (due) anni ?’, l’Agenzia che quel decreto ha notificato, ha risposto semplicemente: ‘Non lo so, non ho seguito io la cosa’.
Faccio presente che quello era il primo passo vero per poter realizzare la cassa di espansione di Tebano, la stessa che oggi è in realizzazione grazie alla struttura commissariale.
Al di là degli aspetti amministrativi e legali, che sono parte dell’esposto presentato dal sottoscritto nelle scorse settimane, se quegli stessi interventi non fatti nei decenni passati, seppur modificati e rivisti, vengono riproposti oggi, come si può sostenere che non servivano allora?” chiede provocatoriamente Bertozzi.
“Questa è la domanda delle domande a cui continuo a non avere risposta.
In questi mesi ho raccolto abbondante documentazione amministrativa su queste vicende, e diverse discussioni sono agli atti del nostro Consiglio, mi auguro vivamente che i periti incaricati dalla Procura sentano il bisogno di acquisirli integralmente, mi auguro che i periti sentano il bisogno di ascoltare ciò che potremmo avere da dire, così da avere un quadro chiaro di cosa è successo nelle stanze del potere in questi quindici anni.
Noi non abbiamo certezze, ma abbiamo tanti dubbi suffragati da evidenze che fino ad oggi non sono state smentite da nessuno, senza pretesa di volerci sostituire alla Magistratura che resta assolutamente sovrana e indipendente, credo che sarebbe assolutamente necessario approfondire anche questi aspetti del problema, a mio avviso politicamente inaccettabili.
Sono a disposizione degli inquirenti e dei periti mettendo a disposizione tutto il materiale raccolto, perché è importante stabilire la verità e chiarire i suoi perché, soprattutto affinché ciò che è accaduto non abbia a ripetersi mai più”.