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Un rimborso inferiore a 14 euro, su 30 mila richiesti, erogato a oltre un anno di distanza dall’alluvione del maggio 2024.

È questo quello che ha ricevuto da AgriCat – il fondo del ministro dell’Agricoltura a cui il governo ha destinato 50 milioni di euro, in parallelo con la struttura commissariale del generale Francesco Paolo Figliuolo – l’azienda agricola Mordini di Riolo Terme, nella zona collinare di Faenza.

A denunciare la situazione è stato Stefano Mordini, uno dei titolari. Lo aveva già fatto a inizio luglio nel corso di un incontro con altri agricoltori e le associazioni di categoria a Pieve Ponte, nel Faentino, per chiedere al governo misure urgenti a favore dell’agricoltura e delle aziende distrutte dall’alluvione. E lo ha ribadito nelle ultime ore al Fatto Quotidiano e ad alcuni media online. “La mia azienda è stata gravemente danneggiata dall’alluvione – ricorda – Tuttavia, non abbiamo ancora ricevuto alcun aiuto economico, eccetto un versamento di 13 euro e 83 centesimi da parte di AgriCat a fronte di un presunto danno” per il quale ha chiesto un rimborso di oltre 30 mila euro.

Come Mordini sono tanti gli agricoltori che attendono ancora risorse per “poter ripartire”. Secondo i dati raccolti da Confagricoltura, infatti, delle 6.168 aziende agricole presenti nel Ravennate, il 28-30% ha subito danni più o meno ingenti dall’alluvione a cui si aggiungono quelli legate alle gelate dell’aprile 2023. Le temperature rigide hanno creato forti disagi anche alle aziende Ferrarese, oltre a quelle della zona di Modena e Ravenna come pure a Bologna, Forlì-Cesena e Rimini, Reggio Emilia e Piacenza. Per quanto concerne l’erogazione degli indennizzi di AgriCat, il 50% delle richieste è stato respinto. Delle domande accettate solo 2 aziende su 10 stanno, seppur molto lentamente, ricevendo un parziale contributo, denuncia il presidente regionale Marcello Bonvicini, che chiede “interventi urgenti” per l’agricoltura emiliano romagnola. “Rimane inascoltato l’allarme lanciato più volte a sostegno del comparto frutticolo regionale – rincara la dose il presidente Bonvicini – per salvare un patrimonio che sta scomparendo, messo a dura prova da anni di prezzi all’origine troppo bassi e problematiche fitosanitarie senza soluzione fino a ridurre la superficie coltivata da 65.000 a 41.000 ettari in meno di venti anni”. Proprio per cercare di superare l’impasse le associazioni di categoria hanno messo al centro un manifesto in 5 punti che definiscono “una road map inderogabile per chi ha a cuore il territorio ancora martoriato”.

Tra le richieste, un piano strategico di messa in sicurezza del territorio a partire dalla collina, con interventi strutturali di mantenimento e consolidamento dei terreni; la semplificazione delle richieste e procedure più snelle per le perizie e le richieste di ristoro dei danni alle aziende agricole, in particolare quelle di collina colpite anche da frane e smottamenti. Gli agricoltori chiedono anche contributi a integrazione del reddito che siano realmente rispondenti alle loro esigenze, il saldo delle risorse messe finora a disposizione dal fondo AgriCat, nel quale le associazioni di categoria dovrebbero essere più coinvolte per agevolare l’erogazione dei rimborsi.