Carenze di manodopera fino al 50%, con punte fino al 70% nella raccolta e lavorazione della frutta. È l’allarme che proviene dal settore agroalimentare di Legacoop Romagna, un mondo che nella precedente annata ha realizzato un valore della produzione di oltre 1,7 miliardi di euro e dato lavoro a oltre 7.200 persone.
Le notizie che giungono dalla campagna sono drammatiche: ci sono imprese agricole che stanno rinunciando a raccogliere alcune pezzature di frutta o che hanno già programmato di riconvertire i campi verso colture estensive ad alto tasso di meccanizzazione, come i cereali. Ma non solo: gli ordini di fertilizzanti e antiparassitari per la prossima stagione, al netto del loro incremento di prezzo legato alla guerra in atto, sono in sensibile riduzione e molti imprenditori stanno rinunciando ad investimenti già pianificati. Un chiaro segnale che molti soci agricoltori si preparano a ridurre al minimo le attività, se non ad interromperle. È un problema per gli stabilimenti di lavorazione e confezionamento disseminati sul territorio, dove rischiano di non arrivare quantità sufficienti di prodotto per coprire le linee di lavorazione. Tale situazione può portare a una riduzione di disponibilità di prodotto sui mercati, che non può non riversarsi in prospettiva sugli scaffali della grande distribuzione e sulle tavole degli italiani. Il rischio concreto è di compromettere varietà tipiche del nostro territorio e del Made in Italy: tra queste fragole, pesche e ciliegie, ma anche varie tipologie di ortaggi e colture sementiere. C’è il timore che il problema si ripresenti allo stesso modo anche nella successiva vendemmia. La questione non riguarda solamente la Romagna, tant’è che nelle cooperative associate le stesse problematiche vengono riportate dai soci delle regioni centromeridionali.
Le cause sono note: politica migratoria deficitaria, mancata programmazione dei flussi, lentezze burocratiche, inefficiente funzionamento delle politiche attive del lavoro e del mercato dell’impiego, regole ostative sull’impiego della manodopera stagionale, carenza di formazione che impedisce di creare e reperire manodopera specializzata, erosione dei redditi delle aziende agricole familiari.
«A questo punto — dice il presidente di Legacoop Romagna Mario Mazzotti — occorre una forte azione politica e istituzionale per affrontare in tempi rapidissimi tale emergenza, coinvolgendo tutti, a partire da Governo e Parlamento fino alle istituzioni regionali e locali. Per quanto ci riguarda, come Legacoop Romagna siamo impegnati con tutte le nostre forze a monitorare la situazione e a ricercare tutte le possibili soluzioni, anche grazie a Federcoop Romagna e alla nostra rete di imprese di servizi. Ma è chiaro che il Paese, in particolare di fronte a questa situazione internazionale, non può più prescindere da una nuova politica dei flussi migratori basata su programmazione, legalità, rispetto dei diritti umani e delle persone e una maggior tutela del reddito delle piccole imprese agricole. Ne va della tenuta del nostro sistema imprenditoriale e della qualità delle nostre produzioni. È necessario altresì un ripensamento del sistema delle politiche attive del mercato del lavoro, che sia capace di collegare in maniera efficace domanda e offerta di manodopera e garantisca i percorsi formativi necessari a figure professionali che devono essere sempre più qualificate».