Educare all’arte e con l’arte permette di promuovere quei processi cognitivi che vengono attivati dalla stessa percezione, e che sono la capacità di riconoscimento della realtà, di coordinamento logico, di astrazione, di sintesi, ossia lo sviluppo delle “funzioni superiori” del pensiero”. L.S. Vygotsk
Le parole di questo psicologo e pedagogista russo illustrano l’obbiettivo principale del “Piano Triennale delle Arti”, referente la docente Emanuela Solaroli, dell’IC “Faenza – San Rocco”.
In ambito educativo l’arte è una disciplina che rappresenta un hub multidisciplinare, infatti le vicende esistenziali di un artista e i contenuti delle opere rappresentano un’interpretazione e una traccia del momento storico-culturale.
L’arte è il racconto delle conoscenze e dei sogni dell’infanzia, e il colore e la materia sono l’anima del bambino-artista che interpreta la realtà osservata e immaginata. Entrare nell’arte significa rendere arte il quotidiano, aprirsi a possibili itinerari di ricerca e di scoperta degli infiniti modi di guardare e ridefinire la realtà, le cose e le persone. Un processo del tutto naturale per il bambino che diventa interprete della realtà sfruttando per lo più le sue capacità senso-percettive e ideative.
Partendo da un territorio di riferimento, Faenza, ricco di elementi storici appartenenti ad epoche diverse si è dato vita a diversi laboratori: un laboratorio, per le classi 3^ e 4^ di scheggiatura della pietra e accensione del fuoco, con l’esperto insegnante archeologo, Roberto Deriu, un laboratorio di pittura, condotto dall’esperta Viola Emaldi, nel quale gli alunni delle classi 5^ hanno realizzato dei quadri con personaggi della mitologia classica, dopo aver analizzato alcune opere presenti a palazzo Milzetti.
Le opere realizzate sono visibili nella mostra “La mitologia classica” , alla scuola primaria “Martiri di Cefalonia”, dove potranno essere visionate, esternamente dalle vetrate, fino al termine delle attività didattiche.
Ai laboratori è seguita la visita per la città di Faenza, guidata dalla docente Michela Dal Borgo.
Perché solo toccando, vedendo, facendo, trasformando, intervenendo, il bambino fa proprio il mondo in cui vive e intreccia con esso legami profondi.