Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil daranno vita lunedì 1 luglio, dalle 10 alle 12, a un presidio di fronte alla sede di Legacoop Romagna in via Villa Glori, mentre una delegazione presiederà l’ingresso su via Faentina 106 a Ravenna. L’iniziativa è accompagnata dalla proclamazione di uno sciopero di categoria, per l’intera giornata di lavoro, a seguito della rottura del tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale delle cooperative e dei consorzi agricoli scaduto il 31 dicembre scorso. La vertenza riguarda in Romagna oltre 15.000 tra lavoratrici e lavoratori. È previsto l’arrivo a Ravenna, per partecipare al presidio, anche di pullman di lavoratori dal territorio faentino; inoltre sono attese delegazioni da Parma, Reggio Emilia e Ferrara.

Le trattative si sono interrotte il 13 giugno scorso dopo cinque mesi dall’apertura del negoziato tra i tre sindacati di categoria e Agci, Agrital, Fedagripesca, Confcooperative e Legacoop-Agroalimentare. Lo stop è stato determinato dalle risposte assolutamente insufficienti dalla parte datoriale, rappresentata da importanti aziende dell’Emilia Romagna, in particolare del territorio di Ravenna e Forlì-Cesena, come Magema, Apofruit, Orogel, Amadori, Agrintesa, Granfrutta Zani, Clai, Terremerse, Gruppo Cevico, Caviro, Cafar, Cooperativa agricola cesenate, Gruppo Martini, Copra Gruppo Eurovo.

I sindacati, ribadendo la centralità dell’aumento economico in questo rinnovo, hanno evidenziato che la richiesta d’aumento di 210 euro, contenuta nella piattaforma sindacale, ha l’obiettivo di salvaguardare la crescita dei salari per il prossimo quadriennio, recuperando anche la perdita del potere di acquisto delle retribuzioni fortemente eroso dall’infiammata inflattiva degli ultimi anni.

“Le lavoratrici e i lavoratori del settore agricolo cooperativo – dichiarano i segretari generali territoriali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, Laura Mazzesi, Roberto Cangini e Alessandro Mazza – sono quelli che durante la pandemia venivano considerati fondamentali perché garantivano il cibo sulle tavole degli italiani. Ora hanno diritto, come successo nei rinnovi contrattuali degli altri settori agroindustriali, di vedere riconosciuta la loro dignità, l’impegno e il valore della loro professionalità, sempre più preziose per un settore che, soprattutto nell’ultimo anno, evidenzia una difficoltà nel reperire manodopera e una dispersione delle professionalità”.