“Venerdì scorso Renzo Gambi se n’è andato di casa silenziosamente, con ritrosia e discrezione, come sempre. Aveva consumato tutto. Solo dopo Natale potrà raggiungere Enrica, inossidabile compagna di vita, nella loro definitiva dimora terrestre, dove l’aveva preceduto sette anni fa. Lo terranno per mano i figli Silvia, Francesco e Paolo, coi quattro nipoti. Il 16 gennaio, compirà lì (non festeggerà, come sempre) 87 anni.

L’ultima telefonata extrafamiliare, ma non troppo, l’aveva fatta con me. Grande appassionato di tennis, non è stato un caso neppure che il primo commosso saluto del giorno dopo, si sia letto nella pagina web della Federazione Italiana Tennis e Padel: “Di carattere schivo e riservato, una persona seria, un punto di riferimento per il tennis in Italia. Sarà ricordato così. Giudice arbitro internazionale, è stato tra i fondatori della Commissione regolamenti della FITP, di cui è stato anche presidente. Con lui ha avuto origine nel 1978 la Commissione regolamenti,  mettendo le basi per il lavoro del gruppo di giuristi che ha redatto nel 1982 il Regolamento di giustizia della nostra Federazione, il primo per una federazione sportiva in Italia. È stato un uomo di sport, giocatore negli anni ’70, poi organizzatore dei circoli tennis Dario Zavaglia e Tre Laghi a Ravenna. Giudice arbitro del circuito professionistico, ha esercitato questo ruolo anche agli Internazionali d’Italia e al torneo di Firenze Di notevole rigore morale, era noto per l’assoluta imparzialità con cui esercitava le funzioni di ufficiale di gara”. Nel 2016, il Consiglio federale lo ha proclamato, come in una specie di hall of fame del tennis italiano, consultore d’onore, riconoscimento non assegnato da più di un decennio. La recente esplosione del tennis in Italia, oggi al vertice del mondo con Jannik Sinner, è stata come un’iniezione di energia a fronte del lento declino delle sue forze, cominciato quando è arrivato il covid (che tuttavia, sbarrandosi in casa, ha tenuto rigorosamente a distanza), ma proseguito inesorabilmente.

Renzo, disdegnando parlare di sé e dei suoi meriti nel tennis nazionale, era piuttosto conosciuto in città come Informatore Scientifico del Farmaco per MSD Italia, professione con cui ha valorizzato la laurea in Chimica Industriale e l’esperienza compiuta in altre aziende. Ha però coltivato a fondo anche la passione del fotografo. Ed è stato forse per entrambe queste doti che ci siamo conosciuti, prima che, nel 1997, ci imbarcassimo nell’avventura di Lista per Ravenna. Montagne di fotografie da lui scattate, fino a pochi anni fa, ad ogni nostro evento non ci sono però bastate, sempre ostinatamente ostile a farsi ritrarre da nessuno, per trovarne ora una con la sua faccia, nemmeno in secondo piano. In circolazione ce ne sono solo due, tra cui questa, che ho scelto perché lo rappresenta tal quale, intensa ed efficace.

Con fatica accettò di candidarsi come consigliere comunale, ma solo nei primi tempi e per puro spirito di servizio, e poi di farsi eleggere, nel 2006, consigliere e nostro capogruppo nella Circoscrizione del Centro Urbano. Scrupoloso nell’esigere il rispetto delle norme e dei regolamenti, inflessibile nel pretendere serietà e rigore, gli è bastato un solo mandato per ritirarsi poi dietro le quinte, tuttavia disposto ad esserci sempre di aiuto e di supporto, senza mai privarci di consigli appuntiti e di qualche burbero rimbrotto. Lo statuto e tutti i documenti programmatici di Lista per Ravenna portano il marchio fiscale della sua minuziosa revisione. Fu lui ad impormi le sue lezioni di computer perché mi separassi finalmente da un’antica Olivetti 32. Ancora adesso, mentre scrivo, sento su di me il suo sguardo severo, eppur amorevole.”