Nei giorni scorsi si è tenuto il quarto incontro organizzato dal Tavolo tecnico costituito da Collegio Periti Agrari e Periti Agrari Laureati della Romagna, Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, per affrontare le criticità legate alla gestione delle perizie sui danni causati dagli eventi calamitosi di maggio 2023. All’appuntamento hanno partecipato numerosi tecnici che hanno incontrato il Colonnello Carlo La Torre, responsabile della struttura commissariale per la ricostruzione privata, l’ingegnere Andrea Mancini di Invitalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo, e l’ingegnere Maria Romani dell’Agenzia per la Ricostruzione della Regione Emilia-Romagna.

Per meglio comprendere la situazione nella quale si trova ancora gran parte della Romagna alluvionata, la giornata si è svolta in maniera itinerante, fra Faenza e Casola Valsenio. A Faenza si sono visitati i luoghi nei pressi del punto in cui il fiume Lamone ha rotto gli argini provocando devastanti inondazioni (zona agriturismo “La Vezzana”). A Casola Valsenio, località Misileo, grazie alla collaborazione di alcuni castanicoltori locali, è stato possibile visitare un castagneto secolare gravemente compromesso da frane e smottamenti. I danni riscontrati sono risultati drammatici, con la produzione di marroni – fondamentale per l’economia locale – messa seriamente a rischio.

Sempre a Casola, nella sala consiliare del Comune, si è poi svolto un incontro operativo a cui hanno partecipato anche i sindaci di Casola Valsenio, Maurizio Nati, Riolo Terme, Federica Malavolti, e Palazzuolo sul Senio, Marco Bottino, e numerosi agricoltori.

Durante oltre tre ore di confronto, sono state affrontate le numerose difficoltà che ostacolano il caricamento e la verifica delle perizie da parte di Invitalia, evidenziando la necessità di rimuovere questi ostacoli per garantire un’efficace ripartenza delle attività agricole.

È anche emersa la mancanza di chiare linee guida per la ricostruzione delle sponde dei fiumi, una problematica che necessita di un’immediata soluzione per garantire la sicurezza e il sostegno alle aziende agricole adiacenti ai corsi d’acqua a monte della via Emilia.

Inoltre, a oggi, le ordinanze non prevedono misure adeguate per il ripristino e l’indennizzo dei castagneti, se non tramite il finanziamento dell’acquisto di terreni equivalenti posti nelle vicinanze, un’opzione di fatto irrealizzabile.

«È di massima urgenza un intervento mirato della Regione Emilia-Romagna per sostenere le aree collinari e montane, con risorse dedicate alla salvaguardia del territorio e a progetti che incentivino la permanenza di chi lo governa e produce, ossia gli agricoltori», hanno sottolineato i membri del Tavolo.