“Imbarazzanti le parole del Presidente di Autorità Portuale Rossi, in partenza da Ravenna, relativamente alla vicenda Berkan B apparse in un’intervista sulla testata Ravennanotizie. Pare sia stato perduto completamente il bandolo della vicenda, soprattutto dal principale protagonista, suo e nostro malgrado.
Non dimentichiamo infatti che la denuncia dalla quale scaturì il procedimento penale non era indirizzata verso un ente o una persona specifica, ma riferiva semplicemente quanto stava accadendo da due anni, lontano dagli occhi, nel Porto di Ravenna; il resto lo ha indicato in seguito la Magistratura. Parliamo di un cargo abbandonato al termine di una scellerata demolizione, che dopo poche settimane sarebbe affondato senza essere stato bonificato dal suo carico di carburanti potenzialmente cancerogeni, davanti ad una banchina pubblica, la cui concessione era stata rinnovata più volte dall’Autorità Portuale, anche retroattivamente, a disastro in corso. Il Presidente Rossi, che non ha lesinato querele ad Italia Nostra ed anche ad un’altra associazione di protezione ambientale, poi archiviate dal Giudice, utilizza affermazioni a nostro parere molto gravi – che ovviamente non coglieremo preferendo dedicare l’impegno ad altro – ovvero che tutta la vicenda sia stata portata avanti in un contesto di “giochetti, furbizie e scorrettezze” e con la speranza di ricavarne non meglio precisati “vantaggi politici”. Al contempo, l’affermazione “associazioni chi?”, sembra questa, sì, finalizzata a banalizzare l’impegno di tanti, presentandolo sotto la lente distorta della “battaglia politica”, citando le testuali parole. Ma di quale “battaglia politica”, a vantaggio di chi e in quali contesti, fa menzione il Presidente? Il riferimento, nel senso negativo del termine, alla “politica”, in tutte le sedi, anche quelle totalmente inopportune, è abitudine molto diffusa, in primo luogo proprio tra i politici, per svilire argomenti più importanti quali quelli a tema ambientale, che invece, al giorno d’oggi ed in un territorio martoriato come il nostro, meriterebbero di essere trattati con assoluta attenzione e rispetto. Nulla dice, invece, il Presidente, ad esempio, della sentenza di primo grado, dove alcuni passaggi circa la consapevolezza delle responsabilità, avrebbero indotto molti, per dirla in parole semplici, a non uscire più di casa. Passaggi talmente pesanti che, proprio per rispetto e delicatezza verso la persona – e non verso il ruolo, cui competono oneri e – molti – onori, anche in forma di lautissimi emolumenti – abbiamo omesso di rendere pubblici.
Alla fine la vicenda Berkan B si è risolta positivamente, e il Porto di Ravenna, dopo oltre 1500 giorni, è stato liberato dal lurido ingombro. Non altrettanto bene è andata per i relitti del cimitero delle navi, che giacciono ancora abbandonati da 15 anni. Per la Berkan B le associazioni sono andate fin sotto al Ministero dell’Ambiente a chiedere aiuto, ricevendo impegno ed attenzione. Non al Ministero dei Trasporti da cui egli dipende, ma dell’Ambiente. Dell’ambiente in cui vivono e vivranno i ravennati anche dopo la sua partenza. Questo passaggio parrebbe sfuggire al Presidente. Il Giudice di primo grado ha osservato come, forse, senza le denunce da cui è scaturito il procedimento penale, nessun relitto sarebbe stato rimosso. Un dovere, quello della costituzione di parte civile, dal quale le associazioni hanno ritenuto di non doversi sottrarre, tutelando l’ambiente in tutte le sedi, secondo gli scopi statutari, e poco importa chi ci fosse sotto la lente del giudice. Tuttavia, stando alle affermazioni lette, se dobbiamo ritenere di essere riusciti a sensibilizzare un Ente, tra i più alti del nostro Paese, circa la tutela dell’ambiente e delle coste, l’obiettivo parrebbe miseramente fallito. Peccato.”
Italia Nostra sezione di Ravenna