A Granarolo, in via Fabbra, sorge dal 2012 un impianto a biogas, da 999 KW, alimentato da colture apposite (mais coltivato per essere tramutato in gas e poi bruciato). “Oltre all’assurdità di coltivare centinaia di ettari di terreno per poi bruciare il raccolto, con spreco di pesticidi e acqua, l’impianto sorge in area depressa, alluvionata e a forte rischio idraulico, all’interno della fascia di rispetto del Canale Emiliano Romagnolo, a meno di 50 metri. Fu autorizzato nel 2011 dalla Conferenza dei Servizi con una deroga “da brividi”, quando l’attuale sindaco Massimo Isola era allora vicesindaco” critica il gruppo Faenza Eco-Logica.

Dal 2023 l’impianto è stato comprato da Snam (tramite la società controllata Bionerys). L’obiettivo è ora tramutarlo in un impianto a biometano e verosimilmente ampliarlo.

“L’area dove potrebbe espandersi è tutta ad alto rischio idraulico, chiusa tra la massicciata della ferrovia a ovest e il canale Cer a nord e il fiume Lamone a est. Pertanto l’acqua che dovesse esondare dall’argine Sinistro del Lamone, nel tratto compreso tra Faenza e il canale Emiliano Romagnolo (via Accarisi), nonché tutta l’acqua che dovesse esondare dai fossi Cantrighetto e Cantrighella di Merlaschio, confluirebbe nell’area dell’impianto. L’area era già stata in parte raggiunta dalle acque del Lamone a maggio 2023” ricorda il gruppo.

“Come si farà poi a trasportare il biometano prodotto, visto che la rete Snam è distante dall’impianto? Sarà creato un nuovo metanodotto oppure raffreddato e compresso sotto forma di GNL e trasportato su bilici? Il tutto lungo stradine minuscole, pericolose e già dissestate? Ricordiamo che il biometano e il bioGNL hanno lo stesso potenziale esplosivo di metano e Gnl. Sono inoltre ugualmente climalteranti (e non sono rare le emissioni fuggitive) e quando bruciati producono polveri sottili e inquinanti dannosi alla salute umana.
La Snam, gigante delle infrastrutture per il fossile, che sta portando il rigassificatore a Ravenna e sbancando gli Appennini con un nuovo megagasdotto (la linea Adriatica), che da decenni alimenta la crisi climatica, si sta anche lanciando nell’affare del Biogas e del biometano, utilizzando fondi pubblici.
Ai Granarolesi resterà quindi un ulteriore consumo di suolo in area alluvionata, aumento di rischio per incidenti rilevanti, e un aggravio di inquinanti per il traffico di tir e per le emissioni dell’impianto.”

Secondo Faenza Eco-Logica: “I Granarolesi dovrebbero iniziare a preoccuparsi e diffidare l’amministrazione affinché non conceda un ampliamento di tale impianto, in area alluvionata, alla Snam.
Per questo e per tutte le nostre lotte quotidiane contro inquinanti, fonti climalteranti e consumo di suolo, come Faenza Eco-logica annunciamo la partecipazione e adesione alla manifestazione del 7 dicembre “Per la Romagna alluvionata e la resistenza climatica”. Perché la crisi climatica non è una “sfortuna” piombata dal cielo, ma attivamente alimentata da politiche dissennate delle istituzioni a tutti i livelli, che si inchinano al profitto di pochi.”