Il Comune di Ravenna non tutela i capanni balneari storici e si nasconde dietro la VincA pur di non ritirare l’Ordinanza di demolizione.
“Dopo averli dichiarati abusivi, nel frattempo incassando (abusivamente per ventitrè anni?) il canone, il Comune di Ravenna non ritira l’Ordinanza di abbattimento per i capanni balneari, ma la rimaneggia tirando fuori dal cilindro, solo ora, una Valutazione di Incidenza (VIncA).
In sostanza, nulla si dice del loro valore storico, artistico, testimoniale, paesaggistico, ma si va a valutare se un capanno nuovo può stare in un luogo oppure no. Con questo criterio, è evidente che nessun capanno sarà mai completamente salvo.
Dichiarando invece la loro storicità, nessuno li può toccare e, come è ovvio, il loro valore culturale aumenta nel tempo. Se invece ci appoggiamo a valutazioni di tipo ambientale, tutto prima o poi può cambiare. Tra l’altro, è stato dimostrato che i capanni sono stati uno dei motivi per cui le dune non sono state spianate per fare posto agli stabilimenti, anzi, si sono acccresciute nel tempo. Qui invece si vogliono sfruttare le valutazioni ambientali in senso contrario, per giudicare i capanni incompatibili.
In ambiti fortemente antropizzati, dove tutti camminano a piacimento, il capanno diventa una tutela e un presidio, non un danno. Quando poi entrerà in gioco la Direttiva Bolkestein, auguri!
Com’è che nessuno, tranne l’Ordine degli Architetti di Ravenna ed Italia Nostra, chiede di tutelarli dal punto di vista storico e paesaggistico, nonostante siano chiaramente storici e posti in luoghi già tutelati paesaggisticamente?
Un controsenso e uno sfregio inaccettabile verso le tradizioni, la storia, il patrimonio comune e il territorio.
Chiediamo che l’Associazione Capannisti prenda posizione e si faccia sentire chiaramente, per tutelare tutti i capanni storici e non solo alcuni, e si opponga, con ragione, ad un criterio (quello della VIncA) che in breve tempo potra’ rivelarsi la beffa fatale che già oggi appare.”
Un gruppo di capannisti balneari di Ravenna