Protesta del Liceo Torricelli Ballardini di Faenza contro le nuove linee guida del ministro Valditara per l’educazione civica a scuola. 50 docenti hanno sottoscritto una lettera pubblicata sul sito della scuola, definendo le nuove linee guida una sorta di “diseducazione civica”. La protesta nasce dopo il collegio dei docenti dello scorso 21 ottobre ed ha il sostegno della dirigente scolastica.
Gli insegnanti criticano l’assenza dalle linee guida di temi come l’educazione all’affettività o alla sessualità, il cambiamento climatico, del concetto di diversità o di multiculturalismo.

“Innanzitutto, in un territorio come il nostro, così profondamente colpito dagli effetti della crisi climatica, stupisce e preoccupa la scomparsa dell’espressione “cambiamento climatico”, così come l’assenza del concetto di “riscaldamento globale”. L’Agenda 2030 è stata relegata in una nota, mentre è assente il concetto di “policrisi” – economica, pandemica, ecologica, politica, migratoria – che caratterizza la nostra società e la vita di noi docenti e dei nostri studenti.
Altrettanta preoccupazione suscita la totale assenza di riferimenti alla cultura della pace, questione cruciale nei tempi di guerra che stiamo vivendo, quando dovremmo aiutare studenti e studentesse a immaginare nuove modalità per riconoscere, affrontare e superare i conflitti, senza farli degenerare in sanguinose guerre.
La lontananza di queste linee guida, del Ministero e del Ministro, dalle aule in cui insegniamo è evidente anche dalla rimozione di ogni azione educativa mirante alla riflessione sull’educazione all’affettività, alla sessualità e al contrasto della violenza di genere. Ci pare inoltre contraddittoria la lontananza dalle Raccomandazioni del Consiglio europeo del 2018, a cui si ispirano le competenze di cittadinanza delle linee guida per l’Orientamento, elaborate dallo stesso Ministero.
Le attenzioni delle linee guida per l’Educazione civica paiono, invece, prevalentemente concentrate sull’educazione alla Patria e sulla “formazione alla coscienza di una comune identità italiana”. Dal momento che, come si sa, le “identità nazionali” sono costruzioni storiche, ci pare più opportuno considerare il valore della presenza di studenti e studentesse di origine straniera: nelle nostre classi, ogni giorno, culture diverse si incontrano e si riconoscono come tali, diverse e legittime nelle loro peculiarità e specificità, senza che nessuna debba prevalere sulle altre. Dovremmo fare in modo che questo incontro fosse pacifico e fruttuoso.
Un altro punto delle linee guide suscita perplessità: la richiesta di incoraggiare il valore dell’impresa e dell’iniziativa economica privata, che pare reinterpretare in senso esclusivamente individualistico gli articoli 41 e 42 della nostra Costituzione, eludendo i limiti all’iniziativa privata, primi fra tutti l’utilità e la funzione sociale. Riteniamo inoltre molto pericoloso proporre in maniera
piuttosto acritica il tema della crescita economica come un valore in sé, senza specificare come essa possa condurre, là dove deriva da investimenti in armamenti e in attività ecologicamente nocive, ad aumentare i rischi che minacciano la nostra sopravvivenza sul pianeta. Al contrario considerata la limitatezza delle risorse del nostro pianeta in un contesto di popolazione crescente e di nuove economie emergenti, dovrebbe essere trattata come una importante questione da problematizzare, legandola al concetto di sostenibilità ecologica e sociale. Come si legge sempre nelle Raccomandazioni europee, tale iniziativa dovrebbe andare di pari passo con la capacità di provare empatia, prendersi cura delle persone e del mondo, con responsabilità e approcci etici, secondo lo spirito solidale che innerva la nostra Costituzione.
Questi sono i punti principali che noi docenti, nella discussione in collegio e fuori dal collegio, individuiamo come critici e da criticare, tutti e tutte convinti/e che qualunque contenuto debba comunque essere problematizzato e mai inculcato con formule dogmatiche, e quindi lontano da esperienze, problemi e aspirazioni dei nostri studenti e studentesse.
Come docenti, siamo, inoltre, preoccupati per la continua emanazione dall’alto del Ministero, di linee guida per l’educazione civica, per l’orientamento, per i Pcto e per i progetti legati ai fondi Pnrr, che ostacolano lo svolgimento del nostro lavoro: instaurare un dialogo educativo sereno, proficuo e lineare, che ha bisogno di tempo, per permettere agli studenti e alle studentesse di crescere e di formarsi come persone responsabili.
Da docenti al servizio della Repubblica, e non di un governo e di un Ministro che pare interessato a tutto tranne che ad avere cittadini critici e consapevoli, seguiremo il dettato dell’articolo 33: la nostra libertà di insegnamento sarà la libertà delle nostre classi di prendere atto delle indicazioni didattiche del Ministero ma di progettare i nostri percorsi in autonomia”.