“Ravenna in Comune torna a richiamare l’attenzione sulla imposizione alla popolazione di un racconto unilaterale del territorio che abitiamo. Questa narrazione (falsa) si accompagna alla repressione di ogni informazione che si allontana da quelle che sono sempre più fake news istituzionalizzate. Additare la propaganda russa, come fa il Presidente della Repubblica, quando l’occultamento e il travisamento della realtà proviene dalla gran parte del sistema mediatico nazionale, rischia di aggiungere un ulteriore velo alla comprensione di quanto accade. Lo sperimentiamo a livello di informazione internazionale, per esempio quando ci viene propinata giornalmente la versione israeliana della catastrofe prodotta dallo stesso Israele sulle popolazioni del vicino Oriente, costantemente rivestita dal mantra del “diritto di difesa” dello stesso Israele. Accade però anche nella politica interna quando, ad esempio, non trova la minima voce contraria la storiella che dipinge come investimenti privati apportatori di benessere la svendita di quel poco di industria e servizi in proprietà pubblica che ancora rimane in Italia.

Anche a livello locale la disinformazione dominante nei media e la repressione delle (poche) voci dissonanti sono diventate norma piuttosto che eccezione. Anche di questo aspetto Ravenna in Comune ha avuto modo di parlare e farne denuncia. L’ultimo, solo in ordine cronologico, caso vergognoso che segnaliamo riguarda Linda Maggiori. Di Linda, portavoce di Faenza eco-logica, attivista, giornalista freelance e scrittrice, a cui è stato recentemente attribuito il premio internazionale di “Donna impegnata per la Pace e per la Nonviolenza”, abbiamo da ultimo letto su Il Manifesto (“Resistenza sugli alberi”, Linda Maggiori, 9 ottobre 2024) un’appassionata e ragionata rendicontazione delle lotte che, in Italia e all’estero, si combattono a difesa del verde urbano. Anche il ravennate, come ben sappiamo e come ci ricorda Linda, non ne è esente: «Lungo tutta la riviera adriatica è strage di pini, erroneamente considerati pericolosi. A Lido di Savio, 50 pini sani e di grandi dimensioni saranno a breve abbattuti. «La cosa paradossale è che tutte queste azioni sono chiamate forestazione urbana, cioè si eliminano le alberature storiche sostituendole con nuovi alberelli, che spesso non sopravvivono al primo anno per siccità e mancanza di cura» denuncia il comitato “Salviamo i pini”».

Questo in sintesi il racconto di Linda (l’intervento integrale si può leggere sul suo profilo fb e sul ns. sito):

«Come tanti altri attivisti e giornalisti freelance in tutta Italia anche io sono stata colpita da una pioggia di querele a scopo intimidatorio da parte di “potenti” locali (Faenza). Non ne parlo per attirare pietà su di me ma perché è un problema sempre più diffuso.

Querele temerarie che da una parte ingolfano di lavoro le aule giudiziarie con cause banali, dall’altra sono un pesante deterrente alla libertà di stampa, di critica e di espressione.

Nel giro di un anno e mezzo, sono stata denunciata per “diffamazione a mezzo stampa” dal proprietario di un allevamento intensivo di tacchini, uno dei tanti fornitori di Amadori, da un comandante della polizia urbana, da una cooperativa edile, e da uno studio di architetti. […] Si tratta chiaramente di denunce temerarie con l’obiettivo di dissuadere chiunque dal criticare gli interessi consolidati, soffocando la cittadinanza attiva e le legittime proteste di fronte a evidenti criticità ambientali (alluvioni, inquinamento, cementificazione, emissioni climalteranti, ecomafie). Peraltro obbligano giornalisti e attivisti, spesso precari, a una stato di ansia, apprensione e difficoltà economiche, mentre i “potenti” hanno studi di avvocati già alle proprie dipendenze.

Aggiunto ai recenti provvedimenti repressivi (nazionali) sulla libertà di manifestare sono un allarmante campanello di allarme per una democrazia sempre più in crisi».

Come Ravenna in Comune facciamo nostra la denuncia, precisa e puntuale, di una deriva in atto da tempo e di cui la vicenda di Linda rappresenta la punta emersa di un enorme iceberg di nefandezze. A Linda Maggiori va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, a cui dovrebbe associarsi quella delle Istituzioni democratiche. Certo non è un problema che nasce oggi. Così scrivevamo durante la campagna elettorale del 2016 (“Freelance e informazione”, Raffaella Sutter, 1 giugno 2016): «L’informazione, la sua qualità e libertà, è oggi un nodo critico del sistema culturale, anche ravennate. Chi lavora nel mondo dell’informazione oggi vive in una situazione di forte precarietà ed incertezza». Ma la sua gravità dovrebbe ben essere condivisa da chi dovrebbe dare rappresentanza politica alla popolazione, come abbiamo ancora recentemente ricordato: «La democrazia è tale quando consente al popolo di esercitare liberamente il diritto di determinare la politica della comunità. Perché il diritto non sia fittizio deve essere disponibile al popolo una pluralità di scelte. E perché la democrazia non sia a sua volta finta il popolo deve aver accesso alle conoscenze che consentono di esercitare scelte non preventivamente condizionate». Aspettiamo dunque l’espressione di incondizionata solidarietà quanto meno da parte dei rappresentanti politici della nostra alluvionata Romagna. Anche se la storia passata ci induce al pessimismo: centrodestra e centrosinistra si presentano infatti sempre più come un tutt’uno con quel pervasivo sistema di disinformazione che nulla ha a che vedere con la libertà di stampa e di manifestazione del pensiero garantiti dalla Costituzione.”