“Cultura e bellezza sono tratti identitari radicati nella società e nell’economia ravennati e, grazie alla loro loro forte relazione con la manifattura, sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale. Non solo perché i numeri dell’ultimo decennio dimostrano che parliamo di una fonte significativa di posti di lavoro e di ricchezza, ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo all’enogastronomia, passando dai servizi”. Così Giorgio Guberti, presidente della Camera di commercio di Ferrara e Ravenna, a commento del 14° rapporto “Io sono Cultura”, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Tagliacarne, Deloitte con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura.
La cultura, per la provincia di Ravenna, è, dunque, un formidabile attivatore di economia. Una filiera (per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle attività culturali e creative se ne attivano altri 1,8 in settori economici diversi), in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore che, nel 2023, è cresciuta sia dal punto di vista del valore aggiunto (+5% rispetto all’anno precedente e di poco più del 10% rispetto al 2019) che da quello dell’occupazione (+3,2% rispetto al 2022, a fronte di un +1,8% registrato a livello nazionale). Una filiera, quella ravennate, complessa e composita in cui si trovano ad operare oltre 9 mila imprese (in crescita rispetto al 2022) e numerose organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività, le quali impiegano, tra dipendenti, interinali ed esterni, il 2,4% del totale delle risorse umane retribuite operanti nell’intero universo del non-profit).
Dal Rapporto, infine, emerge un’attenzione sempre più centrata sul fattore uomo e sui nuovi modelli di sviluppo, centrali anche in ottica Impresa 5.0, il nuovo paradigma produttivo che punta alla sostenibilità e alla relazione cooperativa tra uomo e macchina. In primo piano ci sono l’anima e i valori identitari che rendono un’impresa consapevole e responsabile, tanto nei processi produttivi quanto nelle relazioni di filiera e territorio. Su quest’ultimo aspetto, l’architettura e il design si rivelano particolarmente virtuosi, chiamati a tradurre l’emergente consapevolezza ambientale in una nuova comprensione progettuale, attraverso la riciclabilità, il riuso, meno sprechi, l’utilizzo di materiali migliori e vicini.
“La Camera di commercio – ha concluso Guberti – guarda da tempo con grande attenzione alla imprenditoria culturale e creativa e ai suoi collegamenti con la pubblica amministrazione e il terzo settore. Tali attività, distribuite su più settori anche molto diversi tra loro, hanno trovato un riconoscimento normativo nella legge 206 del 27 dicembre 2023 e, al pari del resto dell’economia, stanno affrontando grandi trasformazioni, tra le quali spiccano quelle connesse al digitale con importanti prospettive per l’intelligenza artificiale generativa e le sue applicazioni sempre più verticali”.