L’antica tradizione ittica romagnola e le sfide imposte dal cambiamento climatico sono stati i temi al centro dell’incontro “Il pesce dell’alto Adriatico al termine del periodo di fermo pesca”.  Un momento di confronto, coordinato da Franco Chiarini (socio gourmet di Cheftochef emiliaromagnacuochi), organizzato sabato nell’ambito dell’evento realizzato da Trail Romagna e CheftoChef, Cibovagando – diPortadiPorta, nella suggestiva cornice di piazza Anna Magnani nel cuore del Borgo San Rocco.

Tra gli interventi il Responsabile Valorizzazione delle attività di pesca e di acquacoltura Direzione Agricoltura, caccia, pesca Regione Emilia-Romagna, Piergiorgio Vasi, ha evidenziato l’importanza del fermo pesca, una misura fondamentale per permettere la rigenerazione delle risorse marine e garantire una sostenibilità a lungo termine.  “Il fermo pesca è motivato da ragioni biologiche: serve a dare al mare il tempo necessario per riposare e permettere la riproduzione di alcune specie”.

Giuseppe Prioli, presidente del Consorzio Mitilicoltori dell’Emilia-Romagna, ha invece sottolineato il valore della cozza romagnola, prodotto di eccellenza simbolo della qualità del nostro mare. Le cozze nostrane sono particolarmente apprezzate non solo sul territorio nazionale, ma anche all’estero, grazie alle loro proprietà organolettiche. “Da Goro a Ravenna, il prodotto acquisisce caratteristiche diverse e uniche, a seconda della salinità e della presenza di acqua dolce”.

Prioli ha poi ribadito la necessità di sensibilizzare il consumatore alla stagionalità e alla scelta consapevole, essendo i frutti di mare una risorsa a basso impatto ambientale, ricchi di proteine, vitamine e minerali, con un ridotto apporto di colesterolo e grassi saturi: l’assist perfetto per parlare del ruolo strategico della pesca e dell’acquacoltura nella promozione di un’alimentazione sana e sostenibile. Omar Casali, chef del Ristorante Maré di Cesenatico, ha così spiegato come la sua cucina sia fortemente legata al territorio e alla stagionalità dei prodotti: “La pesca non è solo una fonte di approvvigionamento – ha affermato Casali – ma una narrazione delle radici e dell’identità del territorio. Lavorare con i prodotti locali significa rispettare i cicli naturali e le stagioni”.

Insomma, esaltare qualità e valorizzare il prodotto è oggi quanto mai necessario  a fronte delle sfide che si stanno profilando per l’intero settore ittico, a partire dagli effetti del riscaldamento dei mari sull’ecosistema marino. Si è parlato dell’invasione del granchio blu, una specie alloctona che sta minacciando la sopravvivenza delle vongole veraci nelle lagune dell’alto Adriatico, e della mucillagine, che ha messo in crisi la produzione di mitili e altre specie marine. “Il mare Adriatico è uno dei più ricchi in termini di biodiversità ittica, ma le sfide imposte dal cambiamento climatico rischiano di comprometterne l’equilibrio”, ha sottolineato Chiarini.

La Regione Emilia-Romagna ha già messo in campo una serie di misure a sostegno del settore ittico, compresi indennizzi per far fronte ai danni causati dal granchio blu e altre problematiche ambientali. Tuttavia, come emerso nel corso del dibattito, sarà necessario un approccio più integrato e collaborativo tra le istituzioni, i pescatori e i tecnici per individuare soluzioni che possano garantire la sopravvivenza di un settore che rappresenta non solo un pilastro dell’economia locale, ma anche un patrimonio culturale da preservare.

“Dunque, non si può prescindere dall’affrontare queste sfide in modo sinergico: per  superare questa fase complicata per il comparto è necessario che tutti gli attori coinvolti – dalle istituzioni agli operatori della pesca, dagli ambientalisti ai tecnici – collaborino strettamente, promuovendo la filiera e valorizzando i prodotti locali. Solo in questo modo potremo garantire un futuro sostenibile al nostro mare e alle comunità che da esso dipendono”, ha concluso Chiarini.