“È riportato che Noè sopravvisse alla più grande alluvione a memoria d’uomo. Ritiratesi le acque piantò una vigna. Per chi prova a trarre insegnamenti dalle esperienze vissute da chi ha sperimentato prima di noi l’acqua che travolge e copre tutto, spicca la non immediatezza nella resa del progetto che pur Noè non perse tempo ad iniziare. L’uva non è cosa per chi è pressato dalla urgenza di una redditività immobiliare. Una “bella” lottizzazione speculativa a fianco di un fiume esondato consente sicuramente di raccogliere i frutti dell’investimento molto prima della maturazione dell’uva di Noè ed in misura superiore. La storia delle autorizzazioni a costruire che la Giunta de Pascale ha continuato imperterrita a consentire nel periodo di tempo intercorrente tra le alluvioni di maggio 2023 e quella appena terminata sta tutta in queste considerazioni. Già per oggi è scattata l’allerta per il rischio di una nuova alluvione: non si può continuare così!

Cosa si è fatto e si è continuato a fare e cosa invece si dovrebbe iniziare a fare per una gestione “sana” del territorio, invece che nel Genesi lo leggiamo in maniera più specifica nelle parole recentemente pronunciate dal Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna, Paride Antolini:

«In generale i nostri fiumi hanno subito in passato una canalizzazione per dare spazio alle attività produttive, poi sono arrivate le estrazioni di ghiaia e sabbia in alveo per un utilizzo come materiale da costruzione; gli alvei sono stati così incisi e ristretti, per rimediare al problema sono state costruite briglie, opere trasversali, muri, etc; il risultato finale è un fiume con il suo tratto collinare-montano disconnesso dalla sua piana inondabile se non durante gli eventi di piena eccezionali che hanno ridotto fortemente il trasporto dei sedimenti. La Romagna non è solo la montagna, non è solo la pianura bonificata e non è solo la riviera, è tutto questo che nel corso di centinaia di migliaia di anni si è armonicamente sviluppato.

Dare spazio ai fiumi, dare spazio all’acqua, vuol dire non solo concorrere alla reale sicurezza contro le alluvioni, ma vuol dire consentire il proseguimento di una dinamica evolutiva che consente al bagnino della nostra costa di avere una spiaggia e non un muro, consentire ai nostri pozzi e ai nostri canali di avere più acqua a disposizione per l’agricoltura, e consentire alla nostra montagna di ritrovare un equilibrio perso nei secoli per tutti quegli interventi dell’uomo che l’ha profondamente modificata. Le opere andranno fatte ma dare spazio ai fiumi deve essere il principale principio nella ristrutturazione della nostra Romagna se vogliamo pensare a tutti i romagnoli e non solo ad una parte di essi».

Nell’immediatezza dell’ultima alluvione era stato ancora più diretto se qualcuno, pensiamo ad esempio all’attuale Sindaco, avesse cercato di fingere incomprensione: «Si devono fare scelte difficili e coraggiose. Dare spazio ai fiumi significa, in alcuni casi, delocalizzare le abitazioni. Ci troviamo dinanzi a scelte difficili che riguarderanno anche i prossimi anni».

Al centrosinistra solidale con de Pascale che provava a scaricare le proprie responsabilità su nutrie e alberi, come Ravenna in Comune abbiamo illustrato fin da subito quanto mettere in atto con urgenza:

«Ravenna in Comune torna a chiedere al Comune di Ravenna di sospendere, meglio ancora bloccare, il rilascio di nuove autorizzazioni che implichino un incremento del consumo di suolo. Invita a prendere in considerazione con immediatezza l’esigenza di non dare per scontato che a ogni demolizione di superfici già edificate debba corrispondere altra cementificazione. Sollecitiamo di valutare caso per caso l’opzione della non ricostruzione e della ridislocazione degli abitati travolti dalle alluvioni di maggio. Proponiamo di contemplare l’annullamento in autotutela di autorizzazioni già rilasciate in relazione a costruzioni da realizzarsi in aree dove è grave il rischio di sommersione negli eventi alluvionali. È urgente l’introduzione di misure che disincentivino l’inutilizzo del costruito e ne agevolino l’immissione nel mercato degli affitti calmierati. Chiediamo a chi è stato/a eletto/a su una piattaforma che prevedeva la rinuncia a nuove costruzioni di opporsi in maniera esplicita ad ogni ulteriore lottizzazione e ad uscire dalla maggioranza che le propone qualora ne sia parte».

Le risposte del centrosinistra sono andate nell’opposta direzione. Le ricette del centrodestra non sono diverse. L’interesse della cittadinanza ad un benessere generalizzato e non per pochi non è tenuto in considerazione né dall’Amministrazione regionale e comunale né dall’opposizione che oggi siede nel Consiglio regionale e comunale. Né il centrodestra né il centrosinistra si propongono di rovesciare il paradigma fin qui seguito. Eppure, se non si avvia il progetto sopra delineato, il benessere di quei pochi che ne hanno sin qui goduto sarà pagato a prezzo sempre più alto da vasti settori della cittadinanza che ne restano esclusi. Il tempo del voto si avvicina. Un voto al centrodestra o al centrosinistra è un voto per il diluvio. Quello di fermare le alluvioni è invece un progetto da iniziare subito per avvicinare il tempo in cui darà risultati. Il voto richiede questa consapevolezza.”