Pubblichiamo una lettera arrivata in redazione riguardante l’alluvione. Uno sguardo ironico e tagliente su quanto è avvenuto, che però evidenzia lo stato d’animo di chi vive nel borgo di Faenza e della fiducia crollata nelle istituzioni dopo la terza alluvione:

“RESTERÀ al MASSIMO un’ISOLA

Idrovore senza benzina che ci hanno difeso solo dalla piena del loro serbatoio, il Marzeno che esce nel solito punto prevedibile come un bambino che a nascondino si mette dietro alla porta, fogne appena rifatte con valvole di non ritorno difettose che riversano fango in strada (…magari appaltassero ad Hera anche il punto di non ritorno del cambiamento climatico: sarebbe tutto ancora reversibile), il muretto improvvisato di via Cimatti (ma Ci Mat!?) ovvero la prima opera in cemento disarmato fatta dell’uomo (…e disfatta dall’acqua) che se avesse tenuto anche solo per mezzora avrebbe generato un onda pericolosissima peggiorando il fronte dell’allagamento sia a monte che a valle del muro.
Eccola la macchina perfetta della politica in azione. Sono loro la vera “macchina del fango”, quella che invocano spesso per difendersi da chi li accusa a ragion veduta, ma nel momento sbagliato. Per fortuna c’è chi li difende sempre a ragion venduta, perché purtroppo Faenza è piena di persone che per interesse economico, ideologico o di carriera hanno deciso di rinchiudere la ragione nella scatola cranica e i sentimenti nella gabbia toracica, di gettare lingua e portafoglio oltre l’ostacolo e di trovare sempre il modo di difendere sostanzialmente sé stessi. Quindi non invocate la macchina del fango o la gogna mediatica (…in questo caso “fogna mediatica”), perché la gente non è arrabbiata per difendere un colore politico piuttosto di un altro, ma per difendere i colori in generale che il fango si porta sempre via. Alla gente non interessa colpire né a destra né a sinistra, tutti vorremmo colpire il centro del problema. Ma se destra e sinistra litigano e si scaricano le responsabilità a vicenda, diventano le “guardie del corpo” del problema, e diventano loro stesse il problema (l’avevo già scritto a maggio 2023 nell’articolo “Fate Lamone, non fate la guerra”).
Massimo Isola, intervistato durante notte da Sky Tg 24, ha subito acceso le polemiche contro il governo che non ha stanziato i soldi (polemica sulle infrastrutture difensive di cui i cittadini non erano assolutamente al corrente). Il governo ha risposto prontamente ricordando che le casse di espansione doveva farle Bonaccini 10 anni fa. A parte il fatto che a noi il muro contro muro non conviene (…perché i muri non sappiamo proprio farli), ma mentre pensavate solamente a discolparvi e a non perdere il consenso, la gente perdeva di nuovo tutto. Tutto! Nessuno che abbia chiesto uno straccio di scuse, nessuno che fosse mortificato o con gli occhi lucidi, non ho capito nemmeno se vi è dispiaciuto per quello che avete combinato o se vi basta la demagogia e la retorica per essere sereni e dormire la notte.
Personalmente sono ancora nei lavori per l’alluvione dello scorso anno, con genitori e sorella in affitto, a casa mia tutto il materiale degli spettacoli di strada ancora da lavare e restaurare, fotografie alluvionate che sto mettendo ogni sera in pressa sotto ai libri e mattoni nell’attesa di riordinarle e rifare gli album. Un anno di lavoro giorno e notte per ricostruire il presepe di San Francesco, il laboratorio, il materiale elettronico dell’Albero di Natale della piazza, seguire le pratiche impossibili del protocollo Sfinge per i genitori, salvare il salvabile e ripartire… Un lavoro senza fine, che per molti stava finendo proprio in questi giorni. Un lavoro senza fine che non doveva avere un nuovo inizio. So cosa vuol dire perdere tanto, so cosa vuol dire dimenticarsi di mangiare o di dormire (tra l’altro per fare lavori non retribuiti da regalare alla città). Voi dovevate fare un muretto per difendere il Borgo, avete avuto un anno e 6 mesi per stabilire perlomeno una procedura di emergenza, e invece all’ultimo momento si è visto che il piano non c’era. E adesso un piano sono in tanti a non averlo più: un piano terra pieno di terra, un piano interrato letteralmente interrato. Questo è un film già visto: un film in bianco e nero perché il fango toglie i colori, un film in 3D (cioè Di fango, Di Limo e Di merda), un film unico …ma ripetibile.
L’alluvione del 2023 doveva essere l’ultima. L’avevate già ricordata, festeggiata, commemorata e esorcizzata. Non siamo più bambini: l’ultimissima e l’ultimissimissima non ve la concediamo. Stasera tutti a letto senza cena… Se avete dato (o comunque avete promesso) i rimborsi per ripartire e non per andare via, vuole dire che per voi quelle zone sono in sicurezza. Non sono case abusive, sono case che pagano ogni anno tasse addizionali al consorzio di bonifica e fanno parte del piano urbanistico del nostro comune. Non esiste proprio incentivare a ripartire e contestualmente non fare nulla per mettere in sicurezza il territorio (anzi il muro di via Renaccio espone quei quartieri a un rischio ancora maggiore rispetto al 2023).
Noi siamo i romagnoli che tutti dipingono come quelli che ballano sotto le bombe, che suonano mentre il Titanic affonda. Forse siamo quelli con la sindrome dell’orchestrina del Titanic, e ci vorrebbero 3 dosi di AntiTitanic per immunizzarci dall’ostentare ottimismo e suonarle a loro invece di suonargli sempre i violini. Dobbiamo iniziare a fare suonare le sveglie prima degli allarmi, dobbiamo mettere il “driiin pass” obbligatorio…
Questo comune è bravissimo a fare cassa con i Velox (per la serie “Stendiamo un Velox pietoso”), ma pessimo a fare cassa di espansione. Bravissimo a fare la festa e i canti di fine alluvione in piazza. Ma forse ha senso cantare “Romagna Mia” sulle sponde del Lamone, solo se alle fisarmoniche colleghiamo dei tubi in modo che mentre suonano ripompino l’acqua nel fiume.
Ha senso promuovere la città della ceramica e fare Argillà (tra l’altro, eccola la vera Argillà 2024), solo se quando piove mettiamo fuori tutte le nostre maioliche in modo che fungano da cassa di espansione.
Siamo la città della “Faiance”, ma anche della DeFaiance.
Siamo la “Faenza, la città della ceramica”, ma anche la “Faenza, c’era mica un città?”.
Siamo la città del vasellame, ma anche quella che fatica a “rimettere insieme i cocci”.
Noi saremo il vostro fiume in piena.
Chiederemo le dimissioni di Sindaco e giunta per 1000 motivi prima che diventino 1001.
Voi, che avete la fortuna di avercela ancora una casa, andateci e godetevela.
Se resterà Massimo Isola,
  di questa città resterà
    al Massimo un’Isola.
R.G.
(a scanso di equivoci: parlo da cittadino, volontario, cattolico e di sinistra. Abbiamo solo bisogno di cambiare le facce, come hanno fatto giustamente con Figliuolo, dobbiamo farlo anche con le autorità locali prima della fine del mandato. Non sono più credibili).”