“La situazione delle carceri italiane è insostenibile: il numero record di suicidi (di detenuti e detenenti), il sovraffollamento, le carenze d’organico, le condizioni di vita, le difficoltà di reinserimento, l’incapacità di gestire chi ha problemi psichiatrici sono solo alcuni dei problemi esistenti nel sistema carcerario italiano.

Purtroppo, questo Governo sta ignorando il problema; il DL carceri non conteneva alcuna misura efficace sul sovraffollamento: liberazione anticipata speciale, provvedimento sul numero chiuso o misure alternative. In Italia ogni mese entrano più di 400 persone in carcere, peggiorando la situazione. Questo governo, inoltre, sistematicamente ricorre al Codice penale per regolare qualsiasi fenomeno sociale, l’approccio ossessivo al tema di ogni sostanza stupefacente persino per i reati di lieve entità, il carcere come unica risposta all’immigrazione, la repressione verso i giovani e il giustizialismo urlato che non risolve i problemi esistenti nelle comunità. È chiaro che bisogna cominciare a riformare il carcere e non è solo questione di risorse: come +Europa abbiamo depositato una proposta di legge affinché chi ha meno di un anno di pena da scontare possa farlo nelle case di reinserimento sociale, strutture volte alla formazione lavorativa e alla formazione professionale. Inoltre, chiediamo sia rispettata la sentenza della Corte Costituzionale sull’affettività in carcere: i detenuti devono poter godere di questo diritto quando questo non costituisce elemento di pericolosità.”

Per verificare direttamente la situazione una delegazione di +Europa Ravenna, formata da Maria De Lorenzo e Nicoletta Zampriolo, ha visitato la casa circondariale di Ravenna incontrando il direttore Stefano di Lena ed altri operatori penitenziari.

“Abbiamo trattato per primo l’argomento del sovraffollamento – racconta Maria De Lorenzo componente dell’assemblea nazionale di +Europa – perché gli ospiti del carcere variano tra i 78 e gli 80 mentre la disponibilità regolamentare sarebbe di 49 persone; si tratta è chiaro di un grosso problema a cui la dirigenza cerca di ovviare con un’ampia apertura delle celle ((8/10 h per il regime aperto, 5 h per il regime chiuso). Naturalmente con numeri diversi sarebbe più semplice svolgere meglio tutte le attività. Anche perché gli spazi del carcere sono stati adattati e parzialmente ristrutturati nel corso degli anni ma occorrono ancora diversi interventi. In particolare, per il caldo nelle celle sono stati acquistati (dai detenuti o dal carcere) ventilatori e c’è stato un monitoraggio dell’AUSL. Certamente sugli spazi servirebbero però interventi strutturali più efficaci. Sul rispetto delle diverse religioni (cibi, orari preghiere) e sui diritti LGBTQIA+ ci è stato assicurato che c’è rispetto e non ci sono ghettizzazioni. Il carcere di Ravenna – conclude De Lorenzo – partecipa all’iniziativa Bambini senza sbarre, che propone attività con i figli e le famiglie dei detenuti.

La nostra delegazione – afferma Nicoletta Zampriolo di +Europa Ravenna – ha potuto verificare che ci sono anche molti richiedenti asilo ex minori non accompagnati che, quando diventano maggiorenni; rischiano di essere abbandonati dallo Stato, non esistendo una rete territoriale di sicurezza e finiscono quindi per tornare a delinquere. Anche per reati che prevederebbero i domiciliari vengono mandati in carcere perché non hanno un posto dove alloggiare. Complessivamente abbiamo verificato che esiste una buona collaborazione tra polizia penitenziaria (ancora sottorganico però: 5 in meno secondo i dati del Ministero) e i funzionari giuridico pedagogici (che sono aumentati recentemente). Gli operatori in questi anni sono riusciti ad intercettare molti finanziamenti che hanno potuto utilizzare per potenziare le attività artigianali, sportive e di formazione professionale. Nonostante questo, a noi è risultato evidente anche la necessità di maggiori investimenti – conclude Zampriolo- che dipendono certamente da fondi ordinari e straordinari, necessari per adattare al meglio questa struttura storica che ha certamente bisogno di ulteriori interventi”.