Pierluigi Randi è il presidente di Ampro (Associazione Meteo Professionisti) e consulente tecnico dell’Agenzia Nazionale Italia Meteo. Molto seguito sul suo profilo facebook per post chiari, ironici, divulgativi.
Ogni giorno assistiamo, nella cosiddetta vita pubblica, ad un sistematico bisogno da parte di una piccola porzione di persone di negare il cambiamento del clima. Lei, con pazienza, risponde a tutti. Fornendo dati, analisi, proiezioni passate, etc. Perché lo fa? Sapendo che, nella maggior parte dei casi, soprattutto sui social media, nessuna spiegazione è sufficiente a chi dice “È estate, normale faccia caldo”.
“Rispondo a chi nega il cambiamento climatico perché credo fermamente nell’importanza dell’informazione e della conoscenza scientifica. Viviamo in un’epoca in cui la disinformazione può diffondersi rapidamente, specialmente sui social media, e questo può avere conseguenze reali sulla nostra capacità di affrontare le sfide globali, e questo aspetto riguarda tutti i campi, non solo quello meteorologico o climatologico. Fornire dati, analisi e proiezioni è un modo per mantenere viva la discussione su basi scientifiche, sperando che anche chi inizialmente rifiuta l’evidenza possa, con il tempo, essere aperto a nuove informazioni. È un lavoro di pazienza e di costanza, ma ogni piccolo passo verso una maggiore consapevolezza può fare la differenza. Sebbene chi afferma: ‘È estate, normale faccia caldo’, potrebbe non cambiare idea immediatamente, piantare il seme del dubbio razionale può portare a riflessioni future più approfondite.
Quanto è importante usare un linguaggio scientificamente corretto? Ad esempio cos’è una “ondata di calore” e come dovrebbe essere usata questa definizione?
“Usare un linguaggio scientificamente corretto è fondamentale per garantire una comunicazione chiara e precisa. Termini come “ondata di calore” hanno definizioni specifiche e sono basati su criteri oggettivi. Un’ondata di calore, ad esempio, è definita come un periodo prolungato di temperature insolitamente alte rispetto alla media climatica della regione in questione, e che può avere impatti significativi sulla salute umana, l’economia, l’agricoltura e l’ambiente. Usare correttamente queste definizioni aiuta a evitare malintesi e a far comprendere meglio la gravità di certi fenomeni. Quando si parla di ondate di calore, è importante sottolineare che non si tratta di semplici giornate calde, ma di eventi estremi che oggi sono in aumento a causa del cambiamento climatico”.
Il clima non è politico, e non è di nessun partito. E il caldo estremo non è altro che il controaltare di alluvioni, etc. Ma essendo un evento estremo silenzioso non è percepito pericoloso, eppure…
“Il clima non appartiene a nessuna ideologia o partito politico, e gli impatti del cambiamento climatico non fanno distinzioni di alcun tipo. Gli eventi estremi come le ondate di calore, le alluvioni e le tempeste violente sono tutti segnali di un sistema climatico sempre più instabile. È vero che il caldo estremo, essendo spesso meno immediatamente distruttivo rispetto a un’alluvione o a un tornado, può essere percepito come meno pericoloso. Tuttavia, i dati dimostrano che le ondate di calore sono tra i fenomeni meteorologici più letali, soprattutto per le categorie di persone più vulnerabili. Ignorare la pericolosità di questi eventi perché “silenziosi” è un errore che può costare vite. È essenziale che la percezione del rischio venga adeguatamente comunicata, facendo capire che il caldo estremo è una minaccia reale e crescente, come dimostrano gli ultimi anni”.
All’affermazione “Nego, dunque sono” cosa risponderebbe?
“Di fronte all’affermazione “Nego, dunque sono”, risponderei sottolineando che la negazione non cambia la realtà. Il cambiamento climatico non è una questione di opinione, ma di fatti scientifici verificabili e inoppugnabili ottenuti in base al metodo scientifico. Esso è costituito da una serie di processi logici e ordinati che permettono di investigare il mondo naturale in modo obiettivo, sistematico e riproducibile. È ciò che distingue la scienza da altre forme di conoscenza, poiché si basa su evidenze concrete e su una verifica rigorosa delle ipotesi. Negare l’evidenza può dare un temporaneo senso di sicurezza, ma non ci protegge dalle conseguenze del cambiamento climatico. Anzi, ci rende meno preparati ad affrontarle. Viviamo in un mondo in cui le scelte che facciamo oggi avranno un impatto significativo sul nostro futuro e su quello delle prossime generazioni. Accettare la realtà è il primo passo per poter agire e cercare soluzioni. L’invito è a informarsi presso fonti autorevoli, e ce ne sono, a dialogare con esperti e a non avere paura di cambiare idea di fronte a nuove evidenze. Negare può sembrare un atto di ribellione, ma riconoscere la verità e agire di conseguenza è il vero atto di responsabilità”.