““Procacciare liquidità con l’ingresso di un numero maggiore di soci”: questa la strategia aziendale dichiarata da Co.Fa.Ri. nella relazione al bilancio del 2017.

Era lo stesso anno in cui Co.Fa.Ri. subentrò nell’appalto di Logistica Ferrari alla Marcegaglia. I lavoratori, già impegnati nell’appalto, avevano diritto alla conservazione del lavoro e delle condizioni economiche e normative acquisite (come accertato successivamente dal Tribunale di Ravenna), ma Co.Fa.Ri. doveva “procacciare soci” e tanti lavoratori, per non perdere l’occupazione, furono costretti a versare 10.000 euro di quota sociale, trovandosi poi parte del salario decurtato.

Lavoratori che oggi, assieme a tanti ex soci-dipendenti della cooperativa, non si rassegnano alla perdita della quota sociale, dopo avere subito per anni la sottrazione di parte del salario, a causa di un perenne “stato di crisi” che permetteva alla cooperativa di sottrarre il 70% di tredicesima e di quattordicesima, 48 ore di permessi, la retribuzione delle festività e di 6 ore mensili di lavoro effettivamente prestato, per una decurtazione sulla retribuzione contrattuale di circa 3.500 – 4.000 euro all’anno, oltre al mancato versamento di milioni di euro di contributi previdenziali ora giustamente contestati dall’INPS.

Uno “stato di crisi” che, da misura straordinaria prevista per le cooperative in difficoltà, era divenuto evidentemente uno strumento ordinario di dumping contrattuale con cui competere nella “giungla degli appalti” della logistica.

Ed è in quella “giungla” che si sono perse le quote sociali, parte del salario e contributi previdenziali. Un sistema voluto e realizzato dalle imprese committenti per comprimere salari e diritti dei lavoratori.

E’ certo che di quello “stato di crisi” di Co.Fa.Ri. si sono avvantaggiate tutte le società committenti (oltre a Marcegaglia, Setramar, Metalsider, Eurodocks, Yara Italia, LNT, Iron Service, Bunge ed altre ancora) che hanno potuto contare su un minor costo del lavoro e che oggi non possono che essere richiamati alla loro responsabilità solidale nei confronti dei lavoratori.

Sui crediti di lavoro vantati dagli ex-soci di Co.Fa.Ri. (che considerati i termini di prescrizione ammontano a circa 20.000 euro) c’è chi avrebbe voluto metterci “una pietra sopra”. Nell’operazione di cessione del ramo di azienda, Co.Fa.Ri. ed Elle Emme hanno infatti preteso dai lavoratori una conciliazione tombale su tutti i crediti di lavoro maturati presso la cooperativa. Conciliazione in sede sindacale a cui si sono prestati CGIL, CISL e UIL.

Se da un punto di vista sindacale contestiamo l’ennesima svendita dei diritti dei        lavoratori da parte dei sindacati concertativi, dall’altra parte siamo certi che da un punto di vista giuridico le conciliazioni firmate dai lavoratori siano illegittime, perché mancanti dell’elemento essenziale della reciproca concessione: il lavoratore ha rinunciato a tutto, senza ricevere alcunché da parte di Co.Fa.Ri. ed Elle Emme.
Nei prossimi giorni impugneremo le conciliazioni tombali, ma daremo anche avvio all’iniziativa sindacale per richiamare Co.Fa.Ri., Elle Emme e tutti i committenti alle loro responsabilità e ricercare una positiva soluzione al recupero delle differenze retributive e alla restituzione della quota sociale.
Sul fronte sindacale, il primo appuntamento sarà l’assemblea degli soci-lavoratori di Co.Fa.Ri., ora dipendenti di Elle Emme. L’incontro, che intendiamo svolgere presso la sede di Co.Fa.Ri., si terrà il 21/08/2023, dalle 13 alle 15.
Della vicenda degli ex soci-lavoratori abbiamo voluto informare in questi giorni il Prefetto, per il tramite del Capo di Gabinetto, da cui abbiamo ricevuto ascolto e attenzione, con l’impegno da parte nostra di tenere costantemente aggiornata la Prefettura degli sviluppi della nostra iniziativa”.