“Sono in arrivo soldi ed opere per tamponare, almeno un po’, le perdite di acqua in rete. L’informazione, ripresa con qualche enfasi dalla stampa, viene da Atersir, cioè l’Agenzia di regolazione dei servizi pubblici locali ambientali della regione Emilia-Romagna. I soldi, invece, vengono dal PNRR e, per la Provincia di Ravenna, ammontano a quasi 10 milioni di euro. Recita il comunicato che «gli interventi, che riguardano quasi tutto il territorio regionale, hanno lo scopo di migliorare ulteriormente le infrastrutture idriche e ridurre le perdite di rete negli acquedotti che in Emilia-Romagna registrano peraltro già una buona performance, attestandosi circa 10 punti percentuali al di sotto della media nazionale e che potranno ridursi ulteriormente grazie a questi fondi». Detta così parrebbe una buona notizia, anche perché, trionfalismi di Atersir a parte, ci risulta che la perdita media di acqua potabile dalle reti colabrodo del ravennate si attesti sul 24%. Proviamo a immaginare un buco da cui scorre via un quarto dell’acqua potabile disponibile prima ancora che apriamo il rubinetto.
Ravenna in Comune nel 2017 presentò un apposito Ordine del Giorno al cui primo punto si poteva leggere una richiesta su questo tema all’Amministrazione Comunale, «possibilmente con il concerto degli altri Comuni di Romagna, sollecitando impegni concreti di Hera e dei gestori, per quanto riguarda un programma sia di risanamento dei materiali di rete sia di riduzione delle loro perdite che causano dispersioni nella distribuzione». Ci volle un anno perché fosse messo ai voti e per venire respinto compattamente da de Pascale & soci di tutta la maggioranza di centrosinistra.
Il progetto di risanamento odierno, invece, ha avuto l’approvazione di tutto il Consiglio d’Ambito, composto dai rappresentanti dei vari consigli provinciali (per Ravenna, Valentina Palli sindaca di Russi) riuniti sotto la presidenza del sindaco di Cesena. Tutto bene dunque? Non proprio.
Proprio per «consentire il rispetto delle tempistiche per la realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)» di cui sopra, l’Emilia Romagna a guida Bonaccini ha prorogato con Legge Regionale 21 ottobre 2021, n.14 l’assegnazione a Hera del Servizio idrico sino al 31 dicembre 2027. Avrebbe già dovuto cessare dallo scorso anno. Un bel regalone di 4 anni oltre quanto originariamente consentito. E si parla di un servizio che, dal referendum sull’acqua pubblica del 2011 avrebbe dovuto semplicemente veder sparire la gestione del privato. E cosa prevede l’assegnazione? Prevede che resti a carico di Hera la «manutenzione ordinaria e la manutenzione straordinaria di impianti di captazione, accumulo, potabilizzazione, sollevamento e di reti di adduzione, distribuzione di acqua ad usi civili, compresi gli allacciamenti dalla derivazione della rete sino al punto di consegna».
Dunque, ai quattro anni in più di un’assegnazione di un servizio che dal 2011 non dovrebbe più andare ad Hera, si aggiungono quasi 10 milioni di investimenti di risorse pubbliche del PNRR per interventi riguardanti «le infrastrutture idriche e ridurre le perdite di rete negli acquedotti» che, in base alla convenzione, dovrebbero essere a carico di Hera. Ci sta sfuggendo qualcosa?
Per il solo servizio integrato il bilancio di Hera riporta che «il margine operativo lordo presenta una crescita di 9,5 milioni di euro, pari al 3,6%, passando dai 261,9 milioni di euro di dicembre 2022 ai 271,4 milioni di euro dell’analogo periodo 2023». A livello complessivo Hera ha chiuso il bilancio dei risultati dello scorso anno portandosi a casa un utile netto di 417 milioni di euro, con un aumento del 12% rispetto allo scorso anno. Dunque, come Ravenna in Comune, non abbiamo dubbi sul fatto che Hera guadagni dalle attività che le vengono assegnate dai territori, tra cui quello di Ravenna. Non abbiamo dubbi, però, nemmeno riguardo alle perdite. Un quarto dell’acqua pubblica potabile che si perde attraverso tubazioni colabrodo. Quanto agli investimenti, a quanto pare, sono pubblici pure quelli. Le somme si tirano abbastanza in fretta: Hera ci guadagna e la cittadinanza ci perde. Eppure abbiamo ancora negli occhi l’immagine di de Pascale che assegna il premio per non si sa bene cosa al presidente uscente di Hera…”
Ravenna in Comune