“M: «Il Governo italiano continuerà a lavorare per fermare la tratta di persone, l’immigrazione clandestina e le morti in mare». G: «C’è la ferma determinazione di cooperare per individuare soluzioni urgenti alla questione dei migranti clandestini che attraversano la Libia per recarsi in Europa via mare, attraverso la predisposizione dei campi di accoglienza temporanei in Libia, sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno libico, in attesa del rimpatrio o del rientro volontario nei paesi di origine». M: «La prima linea di intervento è la lotta al traffico di esseri umani: l’Onu ci dice che oggi è uno dei più potenti traffici criminali nel mondo. C’è gente che fa tantissimi soldi usando la disperazione dei fragili, e non possiamo consentirlo. Queste organizzazioni stanno diventando potenti, ma se ne fregano dei diritti umani». G: «L’Italia si impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina, e che sono rappresentati dalla guardia di frontiera e dalla guardia costiera del Ministero della Difesa, e dagli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero dell’Interno».
Le frasi precedenti sono estrapolate, alternativamente, dalle dichiarazioni di Meloni in Libia il 17 luglio scorso e dal Memorandum Italia-Libia per il contrasto all’immigrazione illegale sottoscritto per la prima volta il 2 febbraio 2017 da Gentiloni. Per chi non è in grado di distinguere tra Meloni e Gentiloni abbiamo anteposto una M e una G alle frasi dell’una e dell’altro, ma ci rendiamo conto della difficoltà visto che si tratta di affermazioni assolutamente tra loro interscambiabili, frutto di una identica visione politica. A tal punto identica che il Memorandum del centrosinistra, all’epoca ispirato da Minniti, è stato rinnovato senza problemi da Meloni il 17 luglio scorso, affidandone la realizzazione al leghista Piantedosi.
Oggi in porto a Ravenna è atteso il 12° attracco di una nave con il suo carico di migranti letteralmente salvati dalle milizie libiche. Tre imbarcazioni libiche condotte da persone mascherate ed armate hanno cercato di impedire che l’Aita Mari della ONG Salvamento Marítimo Humanitario portasse a termine il salvataggio causando la perdita di una persona scomparsa in mare. Solo in 34, dunque, sbarcheranno a Ravenna, dopo un viaggio di quasi mille miglia.
In occasione del precedente sbarco il Sindaco de Pascale, dello stesso partito di Gentiloni e Minniti, nei confronti dei quali ha sempre espresso parole di elogio, ha dichiarato: «Ravenna come sempre è pronta a fare la propria parte con professionalità, umanità e organizzazione. È l’unico anello di una catena che funziona. Ci battiamo perché i flussi migratori si affrontano solo con umanità e con grande serietà e organizzazione».
Ravenna in Comune ribadisce che la migliore alleata del lucroso affare della tratta dei migranti è la politica che impedisce il transito regolare e in forma controllata, avendo prima creato le condizioni perché il neoliberismo neocoloniale induca all’abbandono dei territori di origine. Si tratta di una politica condivisa da centrodestra e centrosinistra al di là dei distinguo di rito. Quanto a de Pascale, espressione consapevole di quella politica occultata da belle parole di accoglienza a carico altrui, torniamo a chiedergli che dimostri effettivamente che Ravenna come porto di accoglienza funziona. Anche oggi tutto verrà condotto in assenza di una stabile organizzazione dell’accoglienza. Questa nave attraccherà alla Fabbrica Vecchia mentre altre volte sono state dirottate verso banchine commerciali o al terminal passeggeri. L’accoglienza medica e di polizia oggi è prevista al Pala de André. Altre volte al circolo Canottieri alla Standiana ed altre ancora sulla banchina di sbarco. Tra tutte le navi sono arrivate poco più di 1.200 persone dal 1° gennaio 2022. Un numero ridicolo per un porto che si vanta di saper gestire 2/300.000 croceristi all’anno.
Ravenna in Comune torna a pretendere dal Sindaco che onori le affermazioni per cui «i flussi migratori si affrontano solo con umanità e con grande serietà e organizzazione» e questo sia l’ultimo sbarco in cui non c’è un’organizzazione stabilmente strutturata. È rimasto poco tempo sia a lui che al Presidente dell’Ente Porto per stabilire nell’enorme scalo ravennate un luogo unico di attracco e accoglienza. Dimostriamo che Ravenna è effettivamente «l’unico anello di una catena che funziona». Perché l’alternativa è quella di essere semplicemente un altro dei tanti anelli che legano i migranti alla catena della schiavitù imposta dal neoliberismo neocoloniale.”