“A differenza che in Italia, in Francia gli elettori hanno respinto al mittente la prospettiva di un governo delle destre.
In Italia e anche a Ravenna abbiamo visto molti politici del centrosinistra o campo largo o come preferiscono chiamarsi festeggiare i risultati del “nuovo fronte popolare” francese. Schlein, Fratoianni, Bonelli, Conte: tutti in coro con dei gran sorrisi come se avessero vinto loro e la loro proposta politica. Eppure la proposta politica del “nuovo fronte popolare”, quasi ci dispiace ricordarlo ai politici di casa nostra, è un po’ diversa da quella avanzata dal centrosinistra italiano. Anzi, per la precisione, è molto diversa. Se qualcuno ha dei dubbi si legga il programma e faccia due confronti.
Si parla di blocco dei prezzi, di abrogare la riforma delle pensioni, di fermare le grandi opere, di sostenere i servizi pubblici… Il centrosinistra italiano sostiene il libero mercato, ha votato la riforma Fornero, non ha dubbi su TAV e opere del genere, e invece dei servizi pubblici favorisce le convenzioni con i privati… Non è proprio la stessa cosa anche se un ex deputato ravennate è corso a commentare: “se siamo uniti e radicali tutto può cambiare”. Radicali nel senso di Bonino, immaginiamo, che è poi la più convinta neoliberista…
Come Ravenna in Comune ci limitiamo ad aggiungere che oltre ai programmi conta la credibilità nella loro attuazione. A Ravenna abbiamo imparato, se mai avessimo avuto dubbi, che se anche il PD scrive “consumo di suolo zero” poi mica vuol dire che intenda attuarlo veramente. Che se uno dei partitini di contorno mette giù due pensierini belli sulle rinnovabili, poi mica significa che non si debbano fare rigassificatori, nuovi gasdotti, estrazioni sotto costa, depositi di CO2, ecc. ecc. Proprio l’opposto della credibilità che si è conquistata quella che sino a ieri era la principale forza di opposizione di sinistra in Francia.
In Francia c’è stata partecipazione al voto perché si è ritenuto che valesse la pena andare a votare. Che non fosse servita la stessa minestra in piatti di colore diverso. In Italia, ma anche a Ravenna, a giudicare dalla metà del corpo elettorale che è rimasto a casa, l’alternativa più attraente sembra essere il salto dalla finestra.
Aspettiamo con trepidazione il momento in cui dalla finestra italiana e ravennate riusciremo a buttare (solo metaforicamente, per carità!) quei finti “uniti e radicali” che hanno rovinato la Repubblica (e la Città). Potrebbe non essere poi così lontano…”