La salina di Cervia ha una storia millenaria e da recenti rinvenimenti si è accertata la presenza di una salina creata dall’uomo già a partire dal III sec. a.C. L’etimologia del toponimo Cervia ci porta al latino Acervus, ovvero mucchio, e quindi potrebbe fare riferimento ai mucchi di sale accumulato sulle “tombe” (le aie delle saline) nel periodo produttivo.
Nel corso del tempo la salina ha rappresentato per Cervia un bene preziosissimo, fil rouge della storia locale fino allo sviluppo del turismo ed oltre. Cervia vecchia è nata intorno all’anno Mille in mezzo all’area delle saline, ma per non perdere manodopera per la produzione del sale la città a partire dal 1698 è stata smontata e ricostruita sul mare nel momento in cui in zona dilagava la malaria. Si è trattato di una spesa enorme affrontata dallo Stato Pontificio sicuramente per un motivo importante, presumibilmente per la ricchezza che il sale rappresentava. Nel 1959 l’area presentava circa 150 saline a conduzione artigianale e familiare che sono stati smantellati per realizzare un complesso salifero unico a grandi vasche, cambiando anche il sistema di produzione che da artigianale a raccolta giornaliera divenne meccanizzata con una raccolta unica annuale utilizzando il cosiddetto “metodo alla francese” in uso ancora oggi. A fine anni ‘90 le saline di Cervia hanno rischiato la chiusura, sorte toccata a diverse saline italiane. Fortunatamente la comunità e il sindaco hanno lottato insieme per mantenere in vita quantomeno l’ecosistema che, oltre a permettere di continuare la produzione del sale, permette a diverse specie di avifauna e di flora alofita di vivere in questo ambiente estremo mantenendone la peculiarità dal punto di vista paesaggistico e ambientale.
L’area, oltre ad essere zona di produzione del sale è di fatto uno scrigno naturalistico di grande pregio, tutelata dalla convenzione di Ramsar quale riserva naturale dello stato di ripopolamento animale dal 1978, dal Parco Regionale del Delta del Po di cui fa parte quale stazione sud, dalla rete Natura 2000 (principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità), dal Parco della Salina di Cervia la cui costituzione venne approvata in consiglio comunale nel 2002 con lo scopo di valorizzare il patrimonio e dal Comune di Cervia che fin dal 1994, quando venne prospettata la chiusura delle saline si è battuto per mantenere viva sia l’oasi naturalistica, ma soprattutto la storia e la tradizione locale legata alla produzione del sale. Insieme alla terra e alla parte ambientale si è voluta anche preservare la parte di know how ovvero i saperi dell’antica produzione artigianale. Nel 2003 si è costituita la società Parco della Salina di Cervia con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio ambientale e culturale anche dal punto di vista storico, culturale, ambientale, turistico e promozionale. L’agenzia del Demanio nel 2003 ha concesso alla città di utilizzare gli 827 ettari di salina e di renderla fruibile al pubblico con l’obiettivo di far conoscere la bellezza e l’importanza dell’area sia nel passato sia nell’attualità.
Nel 2022 la concessione della salina al Comune di Cervia è stata prorogata dall’Agenzia del Demanio fino al 2057 e, a fronte di questa prospettiva, l’amministrazione comunale ha iniziato a recuperare anche gli edifici che si trovano sull’area, a partire da un locale pompe in disuso che diventerà Museo delle Acque e narrerà, oltre alla storia del luogo anche il rapporto della salina con la città. Una volta ristrutturato, il luogo potrà raccontare la sua storia e le sue funzioni e dialogare con gli altri elementi del paesaggio, del museo diffuso e della memoria, che si trovano a Cervia, e raccontare la vita degli uomini che qui hanno lavorato e vissuto. La città del sale: un museo diffuso Il paesaggio ben riflette la tradizione salinara: dai bacini delle saline alle via d’acqua che immettono le acque del mare a quelle che dalle saline riportano le acque al mare; dalla conformazione del centro storico, costruito in funzione della produzione, al complesso dei magazzini del sale, che insieme alla torre San Michele rappresentano l’area di commercializzazione del prezioso “oro bianco” cervese. Oggi paesaggi ed edifici formano infatti un museo diffuso che continua a narrare nei secoli l’identità locale legata a doppio filo alla produzione del sale. MUSA museo del sale di Cervia e la Salina Camillone luogo vivo della memoria, All’interno di uno dei due magazzini si trova MUSA, il museo dedicato al sale e alla tradizione salinara.
Qui si trovano le testimonianze dell’importanza che il sale ha rappresentato per Cervia nei secoli e qui sono esposti oltre a documenti e immagini del lavoro artigianale gli antichi attrezzi in legno utilizzati fino al secolo scorso per la produzione artigianale del sale. Si tratta di utensili in legno che ben rappresentano il carattere salinaro della città e che bene esprimono quella cultura immateriale, quel sapere che racchiude l’arte della produzione artigianale del sale di Cervia. Si tratta di paniere, pale, gavari, carriolo, barella, forabuchi e altri strumenti in legno fondamentali nella lavorazione della salina e nella produzione artigianale del sale, attività predominante nell’area cervese fino allo sviluppo delle prime forme di turismo all’inizio del 1900.
Oggi gli stessi attrezzi in legno sono utilizzati nella salina Camillone, sezione all’aperto di MUSA, per produrre il sale ancora con l’antico metodo artigianale della “raccolta multipla” che oggi resta come unico esempio in Italia di tale lavorazione. La salina Camillone è l’unico fondo salifero sopravvissuto alla trasformazione del 1959 riportato alla produzione, a scopo culturale-dimostrativo, con l’antico sistema artigianale dai volontari del Gruppo culturale Civiltà salinara a fine anni ‘80. Un sapere, quello del salinaro, che si esprime a partire dalla preparazione dei bacini in primavera, dalla corretta movimentazione delle acque che dal mare giungono alla salina e passano da un bacino all’altro quando raggiungono il giusto grado di salinità, fino ad arrivare alle vasche salanti in cui il sale si deposita e dalle quali viene estratto e raccolto con gli utensili in legno di un tempo nelle mani “sapienti” dei volontari e mantenendo in vita il patrimonio dei saperi della produzione del sale con il metodo artigianale.
I saperi dell’arte di “coltivare” il sale vengono tramandati di generazione in generazione e si traducono nella raccolta giornaliera del sale cervese a produzione artigianale. Durante tutto il periodo estivo alla salina Camillone è possibile vedere i salinari al lavoro, capire come avveniva ed avviene ancora oggi la produzione artigianale del sale dalla voce di chi nell’antico fondo lavora e provare l’esperienza di diventare “salinaro per un giorno”. Ancora oggi il know how è vivo e continua ad essere tramandato di generazione in generazione, mentre una città sempre più consapevole valorizza la propria anima salinara della città. Il sale di Cervia è definito “dolce” per le sue proprietà organolettiche dovute alla qualità di produzione ed al particolare clima locale (per posizione geografica) ed è riconosciuto Presidio Slow Food dal 2004. Ogni anno circa 250 alunni delle scuole del Comune di Cervia partecipano al percorso formativo “A Scuola con i Salinari” che prevede un momento di incontro con i salinari volontari nelle classi e poi una visita al museo, al centro storico e alla salina.
Obiettivo del percorso: tramandare la storia della civiltà del sale, riconoscere la propria identità e stimolare il senso di appartenenza alla comunità. La salina, la città fondata, il museo diffuso, museo del sale MUSA, la salina Camillone, flora e fauna della salina, storia e ambiente sono tutte componenti che per il carattere, la qualità, l’originalità, l’unicità storicoculturale-ambientale uniscono componenti di patrimonio tangibile (città, salina, edifici storici, attrezzi) e patrimonio intangibile (pratiche del lavoro in salina, nessi ambientali e alimentari, saperi pratici tradizionali, rapporto uomo/ ambiente) di grande valore.
Oggi la comunità si riconosce nella civiltà del sale che ha attraversato secoli di storia e, oltre a mantenere un costante impegno nei confronti della ricerca delle tradizioni del passato, garantisce la cura, valorizzazione e rievocazioni di usi e costumi legati alla tradizione salinara. Rispettare l’identità significa comunque anche mantenersi al passo con i tempi sapendo coniugare la tradizione del passato con le esperienze del presente per guardare a un futuro consapevole e sostenibile. L’amministrazione comunale, enti ed associazioni locali hanno raccolto importanti testimonianze dalle voci di chi ha lavorato nella salina allo scopo di conservare e valorizzare ogni elemento della cultura e identità locale legata alla tradizione salinara.