“Eppure in questi ultimi mesi il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin aveva più volte ribadito che il rilascio di nuove concessioni per l’estrazione di idrocarburi in Adriatico faceva parte di una equilibrata politica per rafforzare l’autonomia dell’Italia in campo energetico e per non disperdere risorse che altri Paesi si portano via indebitamente” afferma per il PRI Giannantonio Mingozzi della Direzione Nazionale. “Invece nel nuovo Piano dell’Energia che l’Italia ha inviato lunedì scorso all’Unione Europea non vi è alcuna traccia di un simile intendimento, anche dopo la bocciatura del Pitesai dal Tar del Lazio che lo scorso febbraio aveva riaperto i giochi consentendo una maggiore autonomia di Governo, Regioni ed Enti locali nell’individuazione delle aree dove autorizzare nuove estrazioni, Adriatico compreso per gas e nuove ricerche” continua l’esponente dell’Edera. “Le imprese ravennati dell’Oil&Gas si aggiudicano in tutta Europa valide commesse che aiutano occupazione ed economia di un’imprenditoria riconosciuta valida in tutto il mondo, solo in Italia non siamo capaci di autorizzare una giusta misura di nuove attività, accrescendo la nostra dipendenza proprio nel momento nel quale i contratti dell’energia per famiglie e imprese ritornano ad essere in discussione ed il futuro non è affatto garantito”.
“Nel nuovo piano italiano inviato a Bruxelles c’è spazio per innovazione e nuove sperimentazioni in materia di fonti alternative, persino per il nucleare tra 50 anni, ma anche per continuare ottime procedure che il PRI condivide quali lo stoccaggio e la cattura del Co2, il sostegno all’eolico ed al GNL che aiuta la decarbonizzazione in campo navale, tutte attività che proprio a Ravenna sono sorte con successo” conclude Mingozzi; “ma in quel mix di fonti ancora una volta manca il coraggio di riaprire il capitolo delle risorse adriatiche, una mancanza di fiducia e di intraprendenza che il bilancio del Paese e le nostre imprese non meritano”.
Giannantonio Mingozzi (PRI)