“A meno di dieci chilometri dai confini comunali meridionali una imponente fuoriuscita di metano nel tratto di gasdotto tra Ravenna e Chieti ha scatenato un giustificatissimo allarme. La notizia, però, non ha praticamente bucato il muro del silenzio mediatico nonostante per più di sette ore abbia gettato nel panico chi si trovava in un’area che, solo per fortuna, è poco densamente popolata. Attorno alle 16.30 di domenica, in località Cannucceto, prima un sibilo e poi un visibile getto continuo di terriccio hanno consentito a residenti e persone in transito di segnalare l’esistenza di una perdita di dimensioni notevoli. Va ricordato che il metano di per sé è inodore e incolore: quello che è considerato il “naturale” puzzo di gas deriva infatti da una deliberata addizione che lo odorizza prima della immissione nelle linee cittadine proprio al fine di consentire di scoprire l’esistenza di eventuali perdite.
Si sono concentrati sul posto vigili del fuoco provenienti da più parti della provincia, i carabinieri, la polizia locale, il 118 e personale tecnico di SNAM, titolare del metanodotto. L’area è stata circondata ed a chiunque è stato inibito l’accesso in direzione della nuvola di gas. Il rischio di una esplosione, infatti, è rimasto alto sino alla mezzanotte quando le operazioni di messa in sicurezza hanno avuto infine successo.
Lunedì, causa frana, nella vicina collina, a Premilcuore, si è prodotta una fuga di gas. Stesso seguito di evacuazioni, interventi e messa in sicurezza.
Sono passati pochi mesi (era il 4 settembre scorso) da quando un’ingente fuga di gas aveva bloccato la circolazione sulla via Faentina, nei pressi di Fornace Zarattini, nella zona dello svincolo autostradale. In quel caso il problema era stato immediatamente identificato nei lavori eseguiti in zona da SNAM. Il Consiglio Comunale ha approvato, con il volto contrario di Ravenna in Comune finché sedevamo in Consiglio, una infinita serie di lavori che stanno intersecando e disastrando il territorio comunale.
Nel 2020 è stato dato il via libera al rifacimento del metanodotto Ravenna Mare – Ravenna Terra. Il tracciato del nuovo metanodotto nell’ambito della condotta tra Ravenna e Chieti si sviluppa interamente nel territorio del Comune, per circa 26 chilometri, e si aggiunge, discostandosene come tracciato, all’esistente (che verrà dismesso), passando ad ovest dell’abitato di Ravenna.
Nel 2022, assieme al rigassificatore, si è dato il via libera ad un nuovo tracciato che, non solo collega il rigassificatore a terra, ma circuita la città affiancando la linea già in realizzazione del rifacimento Ravenna-Chieti.
Nel 2024, poi, si è consentito l’attraversamento del Comune da parte del gasdotto Linea Adriatica, aggiuntivo rispetto ai precedenti, con uno sbancamento largo 40 metri e profondo 5. Anche questi lavori sono già in corso.
Alle grandi condotte si deve poi aggiungere la capillare intersezione del territorio, una vera e propria rete a maglie strettissime. E poi si devono aggiungere i grandi depositi, più che altro concentrati nell’area portuale e industriale, compresi quelli per il gnl già realizzati e, naturalmente, il rigassificatore ancora in realizzazione con corredo di metaniere al seguito.
Gli “incidenti” che si verificano e che, sin qui, da noi, almeno negli ultimi anni, si sono per lo più esauriti senza altro danno che blocchi stradali e abbandono temporaneo di abitazioni e fabbriche, dovrebbero tener viva l’attenzione sul fatto che non sempre finiscono “bene”. A Viareggio il 29 giugno 2009 l’esplosione di un’unica cisterna in un convoglio ferroviario strappò 32 esistenze dalla possibilità di continuare a vivere e ne ferì gravemente altre 100. Il 28 settembre del 1965 la piattaforma Paguro, esplose al largo di Ravenna. Ci furono “solo” 3 morti sui 38 lavoratori che vi lavoravano. Prima di diventare un luogo di turismo subacqueo, per tre mesi il gas continuò a bruciare mandando una lingua di fuoco alta fino a 60 metri, visibile dalla costa, che illuminava il mare a giorno anche di notte. Sul fondale l’esplosione ha creato un cratere profondo 33 metri. Troppo lungo sarebbe l’elenco dei casi “minori”, ma va almeno ricordata l’esplosione in via Sant’Alberto a Ravenna il 10 settembre 2014. Fu preceduta dall’innesco di un grave incendio con fiamme altre 10 metri. Due feriti ma poteva andare molto molto peggio. Esattamente 3 mesi dopo, il 10 dicembre 2014 sempre su via Sant’Alberto, ma in località Sant’Antonio, la frazione fu svegliata all’alba da una fortissima esplosione anche in questo caso con incendio con fiamme altre sino a 30 metri. Lo scoppio interessò la centrale di smistamento del gas. Le lingue di fuoco furono visibili anche da decine di chilometri di distanza. Anche in questo caso, non ci furono morti grazie al fatto che a quell’ora (le 6 del mattino) non c’era nessuno sul luogo dell’incidente.
Come Ravenna in Comune non ci stancheremo mai di sottolineare il gravissimo rischio rappresentato dal trattare l’estrazione, il trasporto, lo stoccaggio e il consumo di gas metano come se si trattasse di acqua di fonte. Sia per le condutture di acqua che per quelle di metano le perdite costituiscono normalità più che eccezione, ma la possibilità di un innesco nel caso del gas rende incomparabili gli scenari di rischio. Piero Angela considerava il rischio di un’esplosione di gas (nella sua ipotesi derivante dalla collisione di una metaniera ma poco cambia anche immaginando cause diverse) come «il peggior scenario “energetico” possibile, cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche». Visionando l’ultimo rapporto redatto dal Comitato Italiano Gas (CIG) su mandato di Arera (“Statistica incidenti da gas combustibile in Italia – anno 2022”), scopriamo che in Italia tra il 2019 e il 2022 si sono verificati ben 983 incidenti, conclusisi con la morte di 121 persone e 1.507 infortunati. Restringendo il perimetro alla sola tipologia di incidenti relativi al gas canalizzato tramite reti, tra il 2015 e il 2022 la media di incidenti è stata di circa 130 per anno (1.157 casi registrati) con una media superiore agli 11 morti per anno (91 deceduti in tutto).
Ravenna in Comune torna dunque a rivolgere una pressante richiesta all’Amministrazione perché interrompa la corsa allo sviluppo del gas metano, assurda sia sotto il profilo economico, stanti i consumi in progressiva riduzione, che sotto quello ambientale, visti gli obblighi alla transizione energetica assunti dall’Italia. E soprattutto rappresentanti un pericolo ampiamente sottostimato per la cittadinanza. In questi giorni il coordinamento ravennate della Campagna Per il Clima – Fuori dal Fossile sta svolgendo una importante opera di informazione praticamente casa per casa nelle vicinanze dei cantieri della Linea Adriatica. Nel ringraziare per l’importante opera di sensibilizzazione, domandiamo pressantemente all’Amministrazione de Pascale di non abbandonare la cittadinanza tra le fauci del canedrago a sei zampe.”