“Fa piacere leggere sulle cronache locali degli importanti investimenti di strutture sanitarie private convenzionate che, a Ravenna, contribuiranno ad aumentare la qualità della risposta sanitaria complessiva.

Purtroppo, contestualmente alle importanti iniziative private convenzionate, assistiamo ad un progressivo depauperamento di quelle pubbliche, a partire dall’ospedale di Ravenna.

Infatti, dovrebbe essere chiaro che in un sistema integrato come quello sanitario regionale, se tutto ciò che viene ad aumentare l’offerta va salutato con soddisfazione, ci si aspetterebbe che la prima e più cospicua risposta alla domanda sanitaria, debba provenire dal sistema pubblico.

Per questo a far da contraltare agli entusiasmi su investimenti privati di 5 milioni di euro, parallelamente leggiamo su altre pagine delle cronache locali il grido d’allarme di un’importante organizzazione sindacale sulla fuga di ben 563 dipendenti dal 2021 al 2023 sistema pubblico, molti dei quali medici di qualità.

Questa denuncia apre un interrogativo sul perché tante risorse qualificate abbiano deciso di lasciare il pubblico al quale qualcuno dovrà rispondere.

Sistema pubblico che, invece, deve essere non solo difeso ma, soprattutto, sviluppato per farne il fiore all’occhiello dell’offerta sanitaria, anche attraverso l’utilizzo dell’oro che già si ha in casa in luogo di aspettare quello portato dai magi dall’oriente (sperando sempre non si tratti di argento placcato).

E in questo senso le risposte devono essere chiare e accompagnate da fatti concreti, anche per fugare ogni sospetto sulla reale intenzione di voler continuare a mantenere (e come volerlo!) il sistema pubblico.

In ultima analisi, anche per non tradire il dettato costituzionale che affida all’articolo 32 proprio la tutela della salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” aggiungendo che è il sistema pubblico che “garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Ed è logico che le cure gratuite del pubblico non possono essere di qualità inferiore a quelle del privato.

Per questo vanno valorizzate le risorse interne alle strutture pubbliche e non chiudere gli occhi di fronte ad esodi che, pur non essendo biblici, rischiano di spazzar via 76 anni di sanità pubblica insieme ad anni di investimenti su risorse umane e di queste ultime sul sistema pubblico”

 Eugenio Fusignani – Segretario Regionale PRI