La musica incontra la poesia che incontra la filosofia che incontra la natura che incontra il mosaico: accade dal 31 maggio al 9 luglio – sempre alle 17 – alla Domus dei Tappeti di Pietra con De rerum natura, un progetto a cura de La Corelli e di RavennAntica. La rassegna di dodici brevi appuntamenti, inserita nel programma di Ravenna Festival, ci accompagna attraverso i sei libri dell’antico capolavoro di Lucrezio, in un sorprendente dialogo fra il poema e destinazioni musicali che vanno da Bach a Arvo Pärt, da Eric Satie a improvvisazioni. L’invito di Lucrezio a guardare il mondo con occhi nuovi e mente aperta si rinnova attraverso la voce di Camilla Berardi, in dialogo con i mosaici collocati negli ambienti originali di una domus tardo antica e il percorso di pagine musicali scelte da Jacopo Rivani. Così il percorso che la XXXV edizione di Ravenna Festival dedica al rapporto fra uomo e ambiente si arricchisce di digressioni letterarie e musicali a partire dalla concezione – rivoluzionaria per il primo secolo a. C. – di un universo plasmato da leggi naturali. Il primo appuntamento è venerdì 31 maggio con l’inno a Venere, fra le più belle pagine del poema, accostato a cinque lieder di Mozart affidati a Anna Pieri, Elena Pinna e Gianandrea Navacchia, per celebrare la voce come più antico strumento musicale.
Come una ‘Beatrice’ lucreziana, Camilla Berardi accoglierà il pubblico nella chiesa di Sant’Eufemia, all’ingresso della Domus. Dopo l’introduzione sul tema e sulla scelta musicale della giornata e la lettura di un estratto del poema, istruirà gli spettatori sui movimenti e le parole di una sorta di Nekuia, un rito con cui nell’antica Grecia si evocavano gli spiriti dei defunti, per discendere nella Domus dove i musicisti proporranno brani legati al contesto letterario. Nel secondo appuntamento (4 giugno) si illustrerà il principio del ‘nulla si crea dal nulla’ con le costruzioni armoniche dei brani di Bach e Biber per violino solo eseguite da Nicolò Grassi. La teoria atomistica è protagonista anche il 6 giugno con l’elogio della sapienza e l’introduzione del concetto di clinamen (cioè la deviazione spontanea e casuale degli atomi nella loro caduta nel vuoto) e il celebre brano In C di Terry Riley, reinterpretato da Luca di Chiara attraverso loop station e strumenti per raccontarne la struttura “atomica”.
Il trionfo delle forze vitali è al centro della performance dell’11 giugno, quando brani di stili ed epoche diverse creeranno un paradosso armonico tra barocco e pop. La Suite n. 1 per violoncello di Bach accompagna la riflessione sulle gioie della vita del 13 giugno, mentre al giro di boa del sesto appuntamento (18 giugno) la meditazione sulla natura della morte ha le note di A Love Supreme di John Coltrane. Il 20 giugno un’improvvisazione con percussioni anche insolite (conchiglie, tappi, water gong…) si abbina alle considerazioni sulla percezione che continuano il 25 giugno con una seconda esperienza di musica sensoriale e informale, protagonista in questo caso la tromba. Mentre Vexations e le Gymnopédies di Satie accompagnano l’elogio a Epicuro del 27 giugno, il 2 luglio la cosmologia secondo Lucrezio si combina al Lied for Clarinet di Luciano Berio e altre pagine del Novecento. 4’ 3’’ di John Cage e Stripsody di Cathy Berberian caratterizzano il penultimo appuntamento, dedicato al libero arbitrio (4 luglio). Il 9 luglio il ciclo si chiude con Tabula rasa di Arvo Pärt e la descrizione della peste di Atene, topos della tabula rasa; in questo caso Jacopo Rivani dirigerà l’Orchestra La Corelli.
La rassegna è una preziosa occasione per esplorare in maniera inedita uno dei più affascinanti poemi sulla natura mai scritti, un’esperienza del sublime che è anche un appello alla responsabilità personale e un incoraggiamento a prendere coscienza della realtà. Non a caso i Saggi del filosofo Montaigne contengono oltre cento citazioni dal De rerum natura, mentre il presidente americano Thomas Jefferson ne possedeva almeno cinque edizioni, tra l’originale latino e traduzioni in inglese, italiano e francese. Dopo tutto, lo storico e critico letterario Stephen Greenblatt ha vinto il premio Pulitzer con il saggio in cui sostiene che la riscoperta del poema da parte dell’umanista Poggio Bracciolini, che ne rintracciò un manoscritto nell’abbazia di San Gallo nel 1417, abbia introdotto idee fondamentali per innescare la rivoluzione della scienza moderna.