L’alluvione in Romagna inizia nel pomeriggio del 2 maggio. Il Sillaro rompe l’argine e l’acqua del torrente si riversa nei campi fra Massa Lombarda, Conselice e il territorio imolese. Durante il corso delle ore e per tutta la notte la piena di Montone, Lamone e Senio aumenta metro dopo metro. Alle 4 di mattina viene disposta la chiusura di diversi ponti sui corsi d’acqua. Case a Faenza e Castel Bolognese vengono sommerse. Alle 8.30 sono già 250 le persone evacuate in provincia di Ravenna. La piena del Lamone rompe anche a Boncellino e nel corso della mattinata anche il territorio di Bagnacavallo viene evacuato e poi ricoperto dall’acqua.
Dopo aver registrato alcune esondazioni nel brisighellese, intorno alle 9 di sera del 16 maggio il Lamone rompe il primo argine a Faenza. Il Marzeno e i suoi affluenti hanno già invaso i campi nelle campagne. Inizia la seconda alluvione. Le piene mandano in frantumi gli argini del Senio e del Santerno. Riolo Terme, Castel Bolognese e Sant’Agata sul Santerno vengono inondate. Poi Solarolo, Barbiano, Lugo. Vicino a Conselice rompe il Sillaro e il centro abitato si trova sommerso dalle acque provenienti da est e da ovest. Dopo Faenza, il Lamone sommerge per la seconda volta Bagnacavallo. La mattina la grande portata d’acqua raggiunge persino Ravenna. Alla fine della giornata saranno 27.775 le persone evacuate in tutta la provincia.
Alla fine saranno 21 i corsi d’acqua esondati in tutta la Romagna. 17 le persone decedute nelle due alluvioni. Nelle ore precedenti l’ingrossamento di fiumi e torrenti, centinaia di frane hanno devastato il territorio collinare di Brisighella, Riolo Terme e Casola Valsenio, isolando moltissime famiglie. Alla fine si conteranno danni per quasi 10 miliardi di euro.