“Il Comune ha emanato due ordinanze rivolte alla cittadinanza in vigore dal 1° maggio al 31 ottobre per la prevenzione e il controllo delle malattie trasmesse da insetti vettori, come le zanzare, con particolare riferimento a quelle comunemente chiamate ‘tigre’. Gli obiettivi che l’Amministrazione comunale intende perseguire sono quelli, appunto, di prevenire ed eliminare possibili focolai anche attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini specie nelle aree private, proprio per non rendere vani gli interventi da parte dell’ente pubblico. Le ordinanze in questione contengono una specie di vademecum comportamentale con un dettaglio molto articolato di ‘buone pratiche’ cui i cittadini sono chiamati ad applicare e a rispettare al fine di ottimizzare le azioni contro il fastidioso insetto.
Giusta ed opportuna, dunque la direttiva della pubblica amministrazione, anche perché non si ripetano esperienze negative come quelle di anni passati in cui tale problema è stato sottovalutato e considerato come si trattasse solo di insetti unicamente fastidiosi e molesti insetti e nulla più. Furono, infatti, programmati i deboli interventi di disinfestazione che negli anni non hanno mancato di produrre continue lamentale da parte dei cittadini e dei turisti, ma soprattutto hanno consentito una diffusione rapida e in qualche modo incontrollata del fenomeno. Nulla è valsa la rimostranza dei cittadini, né sono serviti i frequenti avvertimenti da parte degli entomologi e consulenti ambientali sui possibili rischi.
La prevenzione, dunque, resta l’unica arma per tentare di debellare o affievolire il fenomeno che in genere ogni anno si diffonde a largo raggio sul nostro vasto territorio particolarmente ricco di specchi d’acqua. E in questo senso il cittadino in modo responsabile è chiamato a svolgere la propria parte, ma allo stesso tempo anche la pubblica amministrazione deve praticare una sistematica prevenzione che non si può esaurire in semplici spruzzate di insetticidi sporadiche e superficiali, ma in azioni precise e sistematiche.”
Gianfranco Spadoni
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