“Un lavoratore è precipitato da un’impalcatura mentre era impegnato a montare grondaie. Le sue condizioni hanno richiesto l’immediato trasferimento in elicottero al Bufalini di Cesena in codice di massima gravità. È successo mercoledì mattina in un cantiere di viale Leonardo a Lido Adriano.
Il lavoro in quota è definito dal D.Lgs. 81/2008 come quell’attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 metri, rispetto a un piano stabile. Il lavoratore infortunato in questo caso è “volato” da oltre 6 metri. La caduta dall’alto è considerata il caso di maggior frequenza di esito mortale nei cosiddetti infortuni sul lavoro in edilizia. Non c’è solo l’edilizia, naturalmente: attività manutentive, operazioni portuali, magazzinaggio… Sono tantissime le fattispecie lavorative interessate da questo rischio. E proprio perché il lavoro in quota è una condizione ritenuta pericolosa sono obbligatori presidi anticaduta. Come spiegava lo scorso anno Gianpiero Mancini, direttore del Servizio prevenzione e sicurezza in ambienti di lavoro di Ravenna dell’Ausl Romagna: «Il livello di adesione alle norme è ovviamente variegato e le maggiori criticità le osserviamo nei cantieri edili che hanno durata limitata, varia provenienza geografica dei lavoratori e lavorazioni molto diversificate. In tutti questi casi il miglioramento è meno percepibile e vi sono eventi, come le cadute dall’alto, che si potrebbero prevenire usando le normali precauzioni di cantiere». In buona sostanza: i lavoratori cadono ma non è nell’ordine delle cose da accettare come normali, come se si trattasse di pere mature. Le norme per impedirlo ci sono ma sono trascurate perché il profitto viene prima.
Come Ravenna in Comune vorremmo sapere: Quanti sono stati i casi di caduta dall’alto durante il lavoro negli ultimi anni? A quali categorie di lavoratori appartengono i “caduti” (età, nazionalità, contratto, ecc.)? Quanto hanno effettivamente “pesato” i cantieri temporanei? In quanti casi l’impresa era già stata segnalata per violazioni? Qual è stato il ruolo “giocato” dai subappalti? È prassi costante lo spostamento dei lavoratori dal luogo dove si è verificata la loro caduta precedentemente all’arrivo dei soccorsi? Sono solo alcune delle domande a cui sarebbe fondamentale dare una risposta per una più incisiva azione delle ispezioni di controllo da parte degli organismi deputati, in primis la medicina del lavoro. L’effettuazione di controlli mirati, non preannunciati e diffusi sul territorio è infatti essenziale perché le norme a protezione dei lavoratori vengano applicate. Norme, protocolli e patti devono ricevere effettiva applicazione perché altrimenti, senza l’irrogazione di sanzioni nel caso di violazioni, i lavoratori continueranno a cadere.
Lo strumento per fornire queste informazioni, in realtà, ci sarebbe. Il 19 giugno 2019 il Consiglio Comunale di Ravenna approvò senza voti contrari la proposta di Ravenna in Comune di istituire un Osservatorio per la legalità e la sicurezza del lavoro. Come si legge nel provvedimento che impegna il Sindaco all’attuazione, tra i compiti principali vi è il fatto di essere «un collettore di informazioni e di relazionare annualmente sulle criticità emerse e sull’andamento degli infortuni nel lavoro dei diversi settori». Dopo molti tentennamenti e false partenze speravamo in una reale attuazione quando il 10 novembre 2022 il Prefetto dai Ravenna aveva informato di aver formalmente «insediato l’Osservatorio sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro, per un primo punto di situazione degli infortuni nella Provincia di Ravenna con tutti i componenti (I.T.L., AUSL Romagna, I.N.P.S. e I.N.A.I.L.)». Nella stessa occasione il Prefetto aveva «chiesto agli organi di vigilanza di incentivare i controlli incrementando, anche in forma congiunta e coordinata, le verifiche nei settori più sensibili».
A tutt’oggi nessuna attuazione si è avuta. Forse il Sindaco contava che ci si dimenticasse del suo ruolo nella faccenda lanciando via la palla nel campo della Prefettura. Non si deve fare illusioni: noi abbiamo memoria lunga. È vincolato da un impegno che il Consiglio Comunale, esercitando le proprie prerogative, gli ha democraticamente imposto e da cui non si è certo liberato con poche parole da parte del Prefetto rimaste senza seguito. Pochi giorni fa, all’annuale e rituale commemorazione dei morti dell’Elisabetta Montanari, de Pascale ha detto che: «È fondamentale un’attenzione marcata perché si intensifichi l’attività di controllo del rispetto della legge ma questo non basta, serve anche una tensione costante, convinta e decisa al miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro». Ravenna in Comune e la cittadinanza rappresentata dalle sue Istituzioni stanno ancora aspettando che il Sindaco onori il suo impegno.”