“A dieci anni da quando, nel giugno 2014, depositai presso la Polizia municipale gli otto capitoli e 14 allegati dell’“Esposto su fatti di rilevanza penale nella fallita autocostruzione di alloggi a Filetto” la parola fine su questa triste vicenda non è ancora stata scritta. L’ultimo atto era stata la sentenza del TAR dell’Emilia-Romagna che l’8 marzo 2023 aveva condannato il Comune di Ravenna a versare ai 14 “autocostruttori” della coop. Mani Unite, difesa dall’avv. Danilo Montevecchi di Faenza, 70 mila euro, di cui 53.729 trattenuti per rimborsi di spese legali a suo carico presso la Giustizia ordinaria. Si è trattato, da parte del Comune, del “risarcimento danni derivanti dalle sue responsabilità contrattuali e/o extracontrattuali” verso gli autocostruttori per l’opera prestata nella costruzione dei due edifici per 14 alloggi destinati alle loro famiglie, tutte a basso reddito. Terminato il grezzo, ne sono stati però “espropriati” dal Comune. La stessa sentenza aveva anche definitivamente negato al Comune la pretesa di ottenere da Mani Unite un presunto risarcimento danni di 1.700.000 euro circa, oltre a sanzioni, penali, interessi e rivalutazione. La cooperativa aveva tuttavia presentato ricorso presso il Consiglio di Stato, affermando di ritenere inattendibile la somma di 70.000 euro a fronte delle 21.000 ore di manovalanza prestate gratuitamente dai propri soci, pur se ridotta del 25%, secondo il TAR, per loro “concorso di colpa”. Fatti i conti alla buona, il Comune avrebbe valutato in 6.666 euro, rivalutazione e interessi legali compresi, la costruzione grezza di ciascuna delle 14 villette da 92,5 metri quadrati su due piani, in sostanza 4,44 euro per ogni ora di lavoro, mentre, per portare a termine gli alloggi, assegnati poi, secondo una graduatoria di ACER, ad altre famiglie”, il Comune stesso ha poi speso 1 milione e 965 mila euro di denaro pubblico.
Il Consiglio di Stato, riformando la sentenza di primo grado del TAR, ha ordinato di compiere una verificazione “presso le amministrazioni”, affidata all’Agenzia regionale per il lavoro dell’Emilia-Romagna, volta a stabilire “[…]quale sia l’ammontare del costo della manodopera dell’operazione in questione e, conseguentemente, delle somme spettanti alla Cooperativa appellante, quale corrispettivo economico della prestazione resa, non compensata dal risultato finale dell’assegnazione dell’alloggio (prestazione divenuta impossibile) […]”. Ha anche aggiunto, significativamente, che “[…]gli uffici coinvolti nel procedimento collaboreranno con il verificatore e gli presteranno ogni ausilio necessario, con l’avvertenza che, in caso contrario, qualora il verificatore dovesse segnalare nella relazione la loro mancata collaborazione, il Collegio potrà trarre argomenti di prova dalla condotta del Comune […] e/o tenerne conto ai fini della liquidazione delle spese di lite”. Potendo le due parti nominare un tecnico di fiducia, non sembra fuori luogo chiedere che, per non aggravare le spese a carico del bilancio pubblico, il Comune nomini un tecnico alle proprie dipendenze, mentre gli autocostruttori non hanno gli occhi per piangere le loro case perse, dovendo anche anticipare 1.500 euro per il compenso del verificatore.”