Emilia-Romagna va avanti sul fine vita e rafforza la delibera con cui stabilisce che è il Comitato regionale per l’etica nella clinica (Corec) a dare parere per le richieste di suicidio medicalmente assistito da parte di chi si trova nelle condizioni previste dalla Corte costituzionale.
I Comitati etici territoriali (Cet) richiamati dal Comitato nazionale di bioetica come possibile organismo chiamato a esprimersi, spiega la Regione, non sono una scelta dovuta “lì dove esistano specifici organismi per l’etica nella clinica, come avviene in Emilia-Romagna”.
La Giunta ha approvato un atto integrativo ad hoc che lo esplicita.
“In attesa di una legge nazionale per un tema di così grande importanza e delicatezza confermiamo il nostro impegno per dare attuazione a quanto richiesto dall’Alta Corte”. Così Raffaele Donini, assessore regionale alla Salute in Emilia-Romagna, a proposito del nuovo atto integrativo della Giunta sulla delibera sul fine vita. “Abbiamo rafforzato le motivazioni, soffermandoci su tutti i passaggi giuridici a supporto di questa posizione – spiega – Ricordiamo che le Regioni sono chiamate ad applicare quanto previsto dalla Corte. Era doveroso mettere il sistema sanitario nelle condizioni di adempiere a questo obbligo nel miglior modo possibile, come richiesto anche dal Ministero della Salute”. La sentenza a cui fa riferimento è la numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul fine vita.