“A pochi giorni da una mattanza di lavoratori subappaltati in un cantiere fiorentino, è stato proclamato uno sciopero dei lavoratori subappaltati nella fabbrica simbolo del padronato a Ravenna. Causa scatenante dello sciopero, proclamato da SGB, è stata l’espulsione per volontà di Marcegaglia di 4 lavoratori che lavorano per Marcegaglia senza essere dipendenti di Marcegaglia. Spiega il Sindacato:
«Sono due lavoratrici e due lavoratori della ditta in appalto CFC che dal 14 di dicembre dello scorso anno non hanno più accesso allo stabilimento. Quattro lavoratori che hanno saputo di avere perso il proprio lavoro dai tornelli che gli impedivano di entrare nella fabbrica, perché la direzione dello stabilimento gli aveva disabilitato il badge.
Nessuno di loro ha mai ricevuto una contestazione o una comunicazione di licenziamento dal proprio datore di lavoro. Per loro, semplicemente, la direzione di Marcegaglia ha dichiarato il loro “non gradimento”, per una “presunta” inidoneità ad eseguire le mansioni previste dall’appalto e, da allora, gli è negato il lavoro.
Espulsioni arbitrarie che frequentemente colpiscono i lavoratori in appalto. Era già successo a due lavoratori ghanesi dell’appaltatore Europa System che, seppur con un’esperienza decennale all’interno dello stabilimento, sono stati sospesi per mesi dal lavoro, ritenuti da Marcegaglia non più inidonei alla loro mansione, solo perché non parlavano bene l’italiano.
Cacciato dallo stabilimento anche un lavoratore di Elle Emme, dichiarato “non gradito” dalla direzione di Marcegaglia, che ne ha preteso l’allontanamento, per essersi permesso di chiedere più sicurezza per un collega inesperto che doveva formare alla manovra del carroponte».
Marcegaglia predilige un’organizzazione del lavoro pesantemente incentrata sull’appalto delle attività. Dei circa duemila lavoratori impiegati, quelli direttamente contrattualizzati dall’azienda di Gazoldo degli Ippoliti sono una minoranza (870). Ricordavamo solo pochi giorni fa parlando della strage del lavoro di Firenze: «Il subappalto è uno degli anelli della catena del lavoro. Ogni anello che si aggiunge alla catena che lega il padrone al lavoratore allontana il padrone dalla responsabilità e avvicina il lavoratore alla morte. Il costo per la sicurezza del lavoro è una certezza; quello rappresentato dall’eventuale improbabile conseguenza negativa per la morte di un lavoratore è incertissimo. La scelta nel nostro mondo capitalista è scontata!».
Il numero di volte in cui si sfiora “l’incidente” nelle attività della fabbrica lungo il canale, stando alla lettura delle cronache, è considerevole. Purtroppo mancano dati certi poiché l’Osservatorio che Ravenna in Comune aveva conquistato durante la sua permanenza in Consiglio è stato prima ridislocato, poi depotenziato ed infine fatto sparire con la complicità del Sindaco che avrebbe dovuto attuarlo. Quello che comunque sappiamo è che ogni tanto ci scappa il morto ma in nessuna occasione i due fratelli padroni sono mai stati condannati a scontare anche un solo giorno di galera. Anzi, i due fratelli sono riveriti e onorati qui a Ravenna, sono invitati a pontificare nelle sale di Palazzo Merlato, ricevono premi e attestati di gratitudine dalla politica ravennate. In testa a tutti quel Sindaco che, invece, si lavò le mani pilatescamente e voltò le spalle alle richieste dei lavoratori in appalto che gli chiedevano pubblico sostegno in una delle tante vertenze per “la vita” nello stabilimento. Del resto Michele de Pascale appartiene a quel PD che ama discutere di mettere la parola “lavoro” nel nome del partito ma poi racconta di rappresentare contemporaneamente gli interessi sia dei padroni che dei lavoratori. Da che parte penda la bilancia, però, si sa molto bene.
Ravenna in Comune è solidale con le lavoratrici e i lavoratori in lotta per i loro diritti. Lo era quando sostenevamo i lavoratori entrati nella casa comunale in cerca di aiuto e lo resta ora che dalla casa comunale siamo fuori. Non abbiamo dubbi sulla parte da prendere, perché la sicurezza sul lavoro si ottiene solo lottando, non aspettando che cada dall’alto. Come già ci è capitato di far presente, infatti, «A cadere dall’alto sono solo le pesanti pinze di Marcegaglia».”
Ravenna in Comune