La Biblioteca Manfrediana di Faenza conserva un consistente numero di manoscritti che coprono un arco temporale molto esteso e spaziano dai testi giuridici, alle opere di autori classici, ai corali, alle cronache, ai diari. Negli ultimi mesi del 2023 la Biblioteca Comunale Manfrediana ha concluso un’ampia ricognizione del proprio materiale manoscritto, che ha portato all’individuazione di 820 unità, contro le 529 precedentemente censite.
Questo intervento, per quanto impegnativo, ha permesso di ampliare notevolmente le conoscenze relative a questa raccolta, che appare ora in tutta la sua ricchezza e varietà. La mostra “In bella grafia. Sei secoli di manoscritti della Biblioteca Manfrediana” intende offrire alla cittadinanza uno squarcio espositivo di questi innumerevoli “tesori” di eccezionale valore, solitamente poco conosciuti o di difficile interpretazione. Venerdì 23 febbraio, alle ore 18.00, si terrà l’inaugurazione della mostra a cui seguirà l’intervento musicale del gruppo “Il battello bianco”, un ensemble di tre chitarristi (Bruono Orioli, Enrico Massari, Andrea Gatta) che accompagneranno l’aperitivo offerto in questa occasione con il loro repertorio cantautorale. L’evento è a ingresso libero e fa parte della rassegna “Bellezza Spalata”.
La mostra è visitabile gratuitamente dal martedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00, fino al 30 marzo 2024. Per informazioni e prenotare visite guidate scrivere a manfrediana@romagnafaentina.it.
La raccolta della Biblioteca Comunale
La Raccolta della Biblioteca Comunale Manfrediana, se si escludono alcuni frammenti in pergamena, non conserva manoscritti anteriori al XIV secolo. Essa può ritenersi integra, in quanto fortunatamente non fu interessata dalle distruzioni che nel 1944 causarono la perdita di decine di migliaia di volumi antichi. Per cui, è pervenuta così come iniziò a sedimentarsi fin dal momento della fondazione della Biblioteca nel 1797, arricchita da numerose e variegate acquisizioni nel corso del XIX e del XX secolo, compresa documentazione di natura archivistica.
I manoscritti possono pertanto essere, non senza una certa forzatura, ricondotti ad alcune aree omogenee. Di queste, il nucleo più antico è quello dei frammenti medievali, in certi casi assegnabili al XII secolo. Si tratta di circa un migliaio di lacerti pergamenacei di codici liturgici, giuridici, letterari, scientifici, smembrati nel corso del XVI secolo per essere utilizzati come legature dei registri dell’Archivio Notarile Comunale e di volumi a stampa.