A Sant’Alberto c’è un piccolo miracolo quotidiano di sensibilità, attenzione, altruismo e affetto: è quello che la Casa Residenza Zalambani assicura ai suoi oltre 80 ospiti grazie ad una atmosfera speciale e ad una disponibilità straordinaria dei 53 dipendenti, a strutture spaziose e luminose distribuite sugli oltre quattromila metri quadri, che oltre a giardini, lavanderia, cucina, spazi comuni per la riabilitazione e la socializzazione fanno di questa struttura il volto migliore della terza età, un punto di incontro tra una comunità orgogliosa di offrire un servizio importante e persone anche non autosufficienti che lo trovano vicino a casa.
Il tutto grazie anche alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, che fin dalla nascita della Casa Residenza dedicata a Don Giovanni Zalambani Priore di Sant’Alberto e poi a lungo direttore dell’Opera di Santa Teresa a Ravenna, ha erogato ogni anno un contributo importante e mirato a progetti precisi: un sostegno concreto, finalizzato a miglioramenti della qualità della vita, destinato ad acquistare ausilii, letti articolati, strutture per la riabilitazione e l’assistenza, ogni genere di arredi, supporti tecnologici e strumentazioni. Per rendere migliore la vita degli ospiti, rendere possibile gli spostamenti essenziali, garantire una più adeguata qualità del soggiorno e della quotidianità, e una più efficace e funzionale attività dei professionisti.
Basta entrare nella struttura per percepire un’atmosfera vicina e accogliente. Le foto in bianco e nero nei corridoi ricordano gli antichi lavori e le persone che fondarono la Casa. I colori accesi, la luminosità degli spazi e i disegni colorati alle pareti, raccontano una storia di vita e dignità, in un contesto in cui ogni dettaglio è fondamentale. In questa struttura ci sono il 40% di camere singole, televisori in ogni stanza, un apparecchio di sorveglianza che allarma il personale a ogni movimento non previsto, 73 posti nella Casa Residenza con due Case famiglia per cinque persone e appartamenti autonomi tutelati, in cui è garantita una vita indipendente ma con la possibilità di ricevere pasti, cure, interventi in caso di emergenza, compagnia e accesso all’animazione. Quanti passi ha fatto questa struttura da quando nel 1941 Erminia Talanti (sorella del poeta Francesco, cui oggi è dedicata l’Associazione di promozione sociale proprietaria delle strutture) donò in piena guerra la prima casetta da destinare a per chi in guerra non aveva più nulla. La cooperativa muratori mise a disposizione la manodopera per edificare, i braccianti recuperarono il grano.
Fu una corsa alla solidarietà destinata a tramandarsi negli anni fino ad arrivare ad oggi. Inizialmente gli ospiti furono 8: oggi sono dieci volte di più. Hanno un medico tutti i giorni, un cuoco per i pasti cucinati in loco, personale che ha nel sorriso e nella parola quel tocco umano che cambia la vita. . .
Una comunità, quella di Sant’Alberto, che tra la città e le Valli ha scritto per 83 anni una importante pagina di storia, di civiltà e di solidarietà.