“L’articolo recentemente apparso sulla stampa (Il Resto del Carlino ed. Ravenna del 30 gennaio) ci ha indotto a scrivere, in risposta, una riflessione che vorremmo condividere con i lettori.
Ogni qualvolta si parla di nutrie, Myocastor coypus, quindi più simile ad un castoro che ad un topo, i cacciatori si ergono a “difensori dei fiumi”, quasi a proporsi come moderni supereroi, con l’investitura, il plauso da parte delle Istituzioni e un bel po’ di quattrini stanziati dagli Enti pubblici interessati.
Nelle uccisioni cruente di questi animali, che non hanno scelto di vivere alle nostre latitudini, ma ci si sono trovati loro malgrado, ci vediamo solo un gran disprezzo della vita di esseri senzienti; oltretutto nessuno vigila a che la morte sia effettivamente eutanasica e che provochi il minor stress possibile all’animale.
La scelta delle amministrazioni è sempre quella di collaborare con le realtà venatorie, ma sul territorio esistono numerose associazioni animaliste, serie e preparate, che potrebbero proporre metodi etici di controllo della specie, alternativi allo sterminio (sterilizzazione chirurgica o vaccini).
E che dire del fatto che si autorizzano persone armate sul territorio durante tutto l’anno? La caccia diretta alle nutrie seminerà piombo lungo fiumi e rivali; francamente ci spaventa meno incontrare una famigliola di nutrie. Non dimentichiamo che le carabine ora previste per le uccisioni possono essere assimilate a vere e proprie armi da guerra e sono pericolosissime, con gittate che superano tranquillamente il chilometro.
La sensazione è che si utilizzino gli animali come capro espiatorio per le mancanze delle Amministrazioni deputate a svolgere le azioni di messa in sicurezza dei corsi d’acqua e prevenzione del dissesto idrogeologico; è tutto da dimostrare che l’alluvione abbia aumentato l’impatto distruttivo a causa delle nutrie, quando a distanza di sei mesi gli alvei dei fiumi sono ancora intasati da tronchi, ramaglie e detriti di ogni genere e al momento non si vede realizzazione di casse di espansione o altro.
È di questi giorni la rinnovata levata di scudi contro le specie fossorie, che oltre alle nutrie comprendono istrici, volpi e tassi: ma qualcuno ha fatto dei censimenti seri per sapere a quanto ammontano le suddette specie? Quando sono state censite le presunte tane, dove e come? Inoltre, la volpe non scava tane, al massimo utilizza quelle lasciate libere da altri animali. Non vorremmo che la scellerata decisione di sparare con le carabine toccasse un domani anche ad altre specie animali, oltre a quelle che già si uccidono come se nulla fosse.
In conclusione, vorremmo quindi esprimere la nostra profondissima contrarietà nei confronti di una politica che risolve con la violenza ogni emergenza, o supposta tale, provocata da animali.
Alleghiamo qualche foto di queste splendide creature a fare da contraltare a quella sbattuta in prima pagina nell’articolo in oggetto, che ha urtato la nostra sensibilità per l’assenza di pietà dimostrata dal cacciatore verso un animale terrorizzato, che sarebbe morto da lì a poco.”
Sabrina Cafieri, Federica Laura Costa, Silvia Mauro, Cristina Lombardi, Cristina Giannella, Ornella Brughitta e Giordano Posati per il Comitato cittadino in difesa dei selvatici