“Questa mattina in piazza si è tenuto il sit-in di Extinction Rebellion e Faenza eco-logica contro il consumo di suolo.
Hanno aderito attiviste e attivisti di Extinction Rebellion da varie città delle Regione, nonché dal Coordinamento Ravennate Per il Clima Fuori del Fossile e dalla Rete Emergenza Climatica Ambientale.
Una performance teatrale ha rappresentato le anime delle persone morte per l’alluvione di maggio in queste terre. Abbiamo ricordato anche i morti per le alluvioni in Toscana, Marche, Ischia.
Davanti al municipio abbiamo macchiato di rosso un telo bianco con una scritta. “Le vostre scelte, il nostro sangue”.
Sì, perché tutti questi morti, feriti, sfollati, pare non siano bastati a fare capire che il consumo di suolo e la crisi climatica uccidono. Si continuano ad approvare lottizzazioni in zone alluvionabili, come a Biancanigo a Castelbolognese o nell’orto della Ghilana a Faenza. In questo mese l’URF e i Consigli Comunali decideranno se approvare o meno questi progetti.
“La cementificazione amplifica i danni da inondazioni; costruire nelle aree alluvionabili equivale a mettersi in tasca vittime, danni e costi pubblici; che la Regione Emilia-Romagna è campione italiano di cementificazione proprio nelle aree a pericolosità idraulica, in particolare nella provincia di Ravenna.” scrive Paolo Pileri urbanista e prof al Politecnico di Milano, in un recente articolo su Altreconomia, nel quale ha anche puntato il dito sulle comode scelte di ripiego degli amministratori e in particolare del sindaco di Faenza che davanti alle telecamere di Report ha asserito che la lottizzazione sarà fermata solo se a chiederlo sarà il Commissario Figliuolo e non certo i cittadini. Alla faccia della democrazia e dell’art 1 della Costituzione.
Chi pagherà quindi per le nuove alluvioni e le nuove vittime? Chi pagherà per i futuri danni?
Pagherà lo stato, pagheranno le vittime, o pagherà chi ha costruito e chi ha dato il permesso di costruire?
Chiediamo quindi all’Unione Romagna Faentina e al Comune di Faenza di bloccare tutti i progetti edificatori in zone alluvionate, a partire dall’orto della Ghilana, dove verranno abbattuti tutti i 19 pini, rialzato e cementificato il terreno, e annullata la funzione di spugna e riserva di biodiversità del suolo…il tutto per costruire villette.
Ribadiamo che non ci faremo intimidire dalle minacce di querele che ci sono state inviate in questi mesi dalla Coabi.
Le accuse ventilate di “diffamazione” e “simulazione di reato”, nonché la richiesta di maxi risarcimento (50 mila euro) nei confronti di Linda Maggiori, portavoce di Faenza eco-logica, sono basate anche sulla relazione di Fabio Dall’Osso, che si dichiarava (nero su bianco) “medico veterinario” e che su commissione della Coabi, il 26 aprile 2023 aveva certificato la non presenza dei ricci sotto i ruderi da abbattere. Relazione contestata e smentita dal sopralluogo del medico veterinario Vacchetta del 2 maggio 2023.
Da pochi giorni, tramite accesso agli atti, abbiamo appurato che il dottor Fabio Dall’Osso è stato cancellato dall’albo nel gennaio 2023, quindi vari mesi prima di scrivere e firmare tale perizia. Perizia letta dall’assessore Luca Ortolani in consiglio comunale e poi (a suo dire) inviata alla Regione per legittimare la demolizione senza prima provare a censire e spostare i ricci. Come mai nessuno si è accorto che si trattava di una relazione scritta da un veterinario cancellato dall’albo che non poteva quindi esercitare né firmare perizie di tale rilevanza?
Vogliamo vederci chiaro anche sulla relazione dell’autopsia, che (secondo alcune testate locali) avrebbe dichiarato il riccio morto per polmonite da vari giorni. Noi non abbiamo letto tale relazione, abbiamo fatto accesso agli atti. Vorremmo sapere chi ha commissionato tale autopsia, chi c’era al momento del prelievo del cadavere del riccio, (in quanto non ci risulta che ci fossero vigili o forestali) e se quindi tale prova abbia un valore legale. Troppe cose non sono chiare in questa storia.
In definitiva consideriamo gravissimo perseguitare attivisti e giornalisti (che non hanno grandi disponibilità economiche), con richieste di abnormi risarcimenti e minacce di cause civili e penali, con l’evidente intento di metterli a tacere.