“A Ravenna la piazza centrale della Città è dedicata al Popolo. Quello del popolo non è un concetto astratto né scontato. C’è voluta una lotta di popolo, appunto, per rinominare quella che era una piazza dedicata ad un sovrano, Vittorio Emanuele II. Il popolo è il fulcro della nostra Costituzione. Subito dopo il famoso passo sul lavoro («L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro»), il primo articolo della Carta getta le fondamenta di tutto l’edificio democratico: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Ora però accade che in quella piazza, con ormai pochissime eccezioni, non si pratichi la democrazia ma solo il commercio. Stand gastronomici e fiere varie sono ormai l’arredo urbano che accompagna l’ingresso al Palazzo Comunale. Il popolo è ammesso solo se si fa consumatore, mentre se rivendica il ruolo che si è conquistato con la guerra di liberazione e che è sancito dalla Costituzione, invece, viene tenuto lontano. È successo tante volte e anche durante i fatidici giorni dell’alluvione.
Per ricordare quei giorni usiamo le stesse parole che pronunciammo con riferimento al 28 maggio scorso 2023: «Ravenna in Comune si è stupita e arrabbiata per il “licenziamento” delle volontarie e dei volontari che i Sindaci della Provincia e il Prefetto hanno sentenziato. Altrove, nelle province a noi vicine, dalle Istituzioni sono uscite parole di scuse perché si poteva fare di più e meglio da parte delle stesse Istituzioni e di ringraziamento e incitamento a continuare rivolte alle volontarie e ai volontari. Non qui, non da noi. Qui sono uscite parole educate ma affrettate di ringraziamento condizionato all’obbedienza alla richiesta di “non intralciare” con la propria presenza i “numerosi mezzi” che sarebbero impegnati “nei lavori di ripristino”. Domenica Potere al Popolo era in Piazza: ha organizzato una manifestazione di volontarie e volontari sotto alla Prefettura per stimolare una risposta a quella domanda di spiegazioni che anche Ravenna in Comune, assieme a tante associazioni e singoli impegnati a Ravenna, ha posto. Spiegazioni che fin qui non sono venute, mentre invece l’opera della solidarietà attiva resta indispensabile anche per coprire quanto il personale sotto organico di Vigili del Fuoco e Protezione Civile non riesce a fornire. Nessuno pensa che il volontariato possa riparare le falle negli argini. Lo diceva anche de Pascale: “Per chiudere queste falle arginali servono i mezzi di cui solo l’esercito è in possesso”. Però la solidarietà delle Brigate, delle Associazioni e dei singoli può intervenire capillarmente mentre la macchina dei professionisti è impegnata altrove. E il Genio, invece, proprio non si è visto».
Per descrivere cosa è accaduto ora, invece, riportiamo il comunicato del 12 gennaio di Potere al Popolo: «In questi giorni i nostri compagni, la portavoce nazionale Marta Collot e il portavoce dell’assemblea di Ravenna Gianfranco Santini, sono stati raggiunti da un decreto penale di condanna per una manifestazione in Piazza del Popolo a Ravenna il 28/5/2023, quando ancora sporchi di fango andammo a protestare per le parole di Sindaco e Prefetto che invitavano i volontari dell’alluvione a stare a casa e non venire ad aiutare, mentre la Romagna era ancora sommersa e non si vedeva nemmeno l’ombra di un mezzo pesante per la rimozione dei detriti e la pulizia dei paesi, il che ci imponeva di denunciare come i mezzi militari debbano essere utilizzati per il bene della popolazione anziché per massacrare altre popolazioni. Considerando che la manifestazione si tenne in una piazza pubblica senza intralciare niente e nessuno, consideriamo questi decreti penali di condanna un attacco politico al diritto di dissenso. Questa azione repressiva si somma al clima di censura calato in queste settimane in tutta la regione, un territorio in cui chi porta avanti le lotte a difesa dell’ambiente e per la pace viene individuato come un nemico da un sistema di potere sempre più vacillante sotto il peso delle proprie contraddizioni. Per questo convochiamo una conferenza stampa proprio in Piazza del Popolo a Ravenna per lunedì 15/1 alle ore 11.30».
I reati contestati, per la cronaca, appartengono al repertorio tradizionale della repressione del ventennio fascista: sono citati l’articolo 110 del Regio Decreto 19 ottobre 1930, n. 1398 e l’articolo 18 del Regio Decreto 1931, n. 773. Il re che li emanò (che portava lo stesso nome del sovrano a cui era dedicata la piazza fino al 1945) era quel Vittorio Emanuele III che diede via libera al fascismo consegnando il Paese a Mussolini dopo la Marcia su Roma e consegnando poi l’Italia ai nazifascisti dopo l’8 settembre. Il referendum seguito alla guerra di liberazione ci ha sbarazzato del re ma non della sua eredità a quanto pare.
Ravenna in Comune esprime solidarietà e vicinanza a Potere al Popolo e alle persone investite da un decreto penale di condanna senza che nemmeno fosse consentito loro di esprimere le proprie ragioni. Condividiamo inoltre la valutazione espressa sulla cappa repressiva che da tempo grava anche sulla nostra Città. Sono quanto mai attuali le parole a suo tempo pronunciate da un indimenticato uomo delle Istituzioni democratiche: «Resistere, resistere, resistere».”