A circa sei mesi da quella mezzanotte del 15 maggio, che sarà ricordata per i 350 milioni di metri cubi d’acqua caduti nel giro di pochi giorni, il Consorzio Vini di Romagna fa il bilancio, non solo delle ripercussioni territoriali dell’alluvione, ma anche della vendemmia.
Il comparto vitivinicolo dell’Emilia-Romagna, forte di 2.753 cantine, ha un patrimonio di 53.000 ettari vitati condotti da circa 16.000 aziende, un numero significativo delle quali – soprattutto nella parte romagnola – hanno subito danni nell’alluvione di maggio.
I danni maggiormente rilevati sono quelli legati principalmente alle frane e allo sviluppo della peronospora nei vigneti delle aree collinari, dove non è sempre stato possibile eseguire con tempestività i trattamenti data l’inagibilità dei terreni. A questo si aggiungono i danni subiti dalle aziende che hanno dovuto sospendere la loro attività commerciale a causa della interruzione della viabilità pubblica, come accaduto ad esempio nei territori tra Modigliana e Brisighella.
Il Consorzio Vini di Romagna descrive una situazione differenziata fra pianura e collina, con un bilancio di produzione globale quantitativamente discreto e qualitativamente eccellente. Si è infatti registrata una produzione stabile o in leggero incremento nei vigneti delle aree di pianura, nonostante gli allagamenti e i vari eventi straordinari che hanno interessato queste zone; nell’area collinare invece, le diverse calamità che si sono susseguite hanno determinato una riduzione della produzione significativa, con un calo rispetto alle ultime due vendemmie che erano già state scarse.