“La Torraccia è un’antica torre di avvistamento costiera realizzata nel 1667 all’imbocco dell’allora Porto Candiano, alle spalle di Lido di Dante. Fu sede di una guarnigione posta a controllo della costa per impedire sbarchi indesiderati e segnalare al sistema difensivo imbarcazioni sospette o nemiche. Per via dell’attività di controllo che si effettuava sulla salute degli equipaggi che giungevano in porto, era detta anche “Torre della Sanità”. La sua struttura è a base quadrata, munita di tre cannoniere al piano terra. Danneggiata da tempo alla sommità, una volta probabilmente dotata di terrazza e merlature, essa conserva ancora all’interno una stretta scala che conduce al piano superiore. Raggiungibile solo percorrendo una carraia privata posta sulla via Marabina, strada che collega Ponte Nuovo a Lido di Dante, è un’importante testimonianza della variazione della linea di costa della città di Ravenna e di quando essa fu scalo di commercio marittimo dell’Adriatico. Il FAI, Fondo Ambiente Italiano, l’ha classificata tra i “Luoghi del cuore”.
Da decenni, non ci si può però avvicinare perché la torre è malandata e pericolante. Col libro “La Torraccia”, edito nel 2021, Carlo Zingaretti ne ha raccontato, con sapienza e passione, la storia, “spinto dalla speranza di smuovere l’interesse per salvaguardarla, evitando che finisca in un ammasso informe di mattoni, dato che si sta sgretolando, e dal desiderio di farla conoscere a tanti ravennati, e non solo, che ne ignorano l’esistenza”.
Già il 2 ottobre 2016, il Comune e la delegazione FAI di Ravenna avevano organizzato, ripetendo analoga iniziativa svoltasi il 14 aprile 2013, “La Festa alla Torraccia”, con la partecipazione, tra altri, dell’associazione Classe Archeologia e Cultura, che aveva sollecitato l’avvio di un progetto/processo di valorizzazione e recupero dell’antico manufatto, nonché degli architetti Marco Turchetti, Guido Guerrieri e Caterina Panzavolta, che ne avevano redatto uno studio di restauro, e dello stesso Carlo Zingaretti, portatore di un progetto di recupero conservativo. Proposte che non hanno trovato seguito. Il 26 novembre 2021, un consigliere comunale di maggioranza, visto “che lo stato di degrado dei muri esterni rischia di compromettere la fisionomia della struttura e che un restauro della medesima è possibile”, chiese, con una interrogazione intitolata “Salviamo la Torraccia”, che il sindaco e la sua giunta dessero “vita ad un progetto di recupero e valorizzazione dello storico edificio, che ben si presta ad essere inserito nel contesto di percorsi trekking, cicloturistici e ippoturistici”. Ricevette questa risposta: “Chiederemo all’azienda proprietaria di farsi carico quanto meno del mantenimento ora, per poi cercare soluzioni in futuro, che possano prevedere un restauro proprio del sito”. Finito nel nulla anche questo autorevole scambio di buone intenzioni, il 13 ottobre scorso, avendo interrogato a mia volta Carlo Zingaretti sullo stato attuale del monumento, ne ho raccolto l’allarme – avendo egli effettuato una ricognizione in bici sul posto – per il livello di incalzante disfacimento della struttura, incentivato peraltro dalle violenze climatiche, e l’affermazione che, se non si interviene con un consolidamento dei muri esterni, rischiamo a breve di trovarci con un bene storico di grande valore pressoché irriconoscibile.
È giunta dunque l’ora di passare dalle dissertazioni alle azioni. La Repubblica italiana tutela il patrimonio storico della Nazione (art. 9 della Costituzione). La Torraccia è un monumento storico tutelato dal Codice del Beni culturali e del paesaggio, che, per quanto attiene agli “interventi conservativi imposti” (art. 32 e seguenti), dispone, in sostanza, applicabile al caso, quanto segue: “Il Ministero (oggi denominato “della Cultura”) può imporre al proprietario gli interventi necessari per assicurare la conservazione dei beni culturali, ovvero provvedervi direttamente. A tal fine, il Soprintendente redige una relazione tecnica e dichiara la necessità degli interventi da eseguire. Se non ritiene necessaria l’esecuzione diretta degli interventi, assegna al proprietario un termine per la presentazione del progetto esecutivo delle opere da effettuarsi, conformemente alla relazione tecnica. Il progetto presentato è approvato dal Soprintendente con le eventuali prescrizioni e con la fissazione del termine per l’inizio dei lavori. Per i beni immobili il progetto presentato è trasmesso dalla Soprintendenza al Comune, che può esprimere parere motivato entro trenta giorni dalla ricezione della comunicazione. Se il proprietario non adempie all’obbligo di presentazione del progetto, o non provvede a modificarlo secondo le indicazioni del Soprintendente nel termine da esso fissato, ovvero se il progetto è respinto, si procede con l’esecuzione diretta. In caso di urgenza, il Soprintendente può adottare immediatamente le misure conservative necessarie. Gli oneri per gli interventi su beni culturali, imposti o eseguiti direttamente dal Ministero sono a carico del proprietario. Tuttavia, se gli interventi sono di particolare rilevanza, il Ministero può concorrere in tutto o in parte alla relativa spesa”.
Ritenendo indispensabile che si proceda al più presto agli “interventi conservativi” della Torraccia, propongo al Sindaco quanto segue: incaricare il responsabile delle Politiche ed attività culturali di questo Comune (o chi altri egli ritenga) di redigere un rapporto sullo stato di disfacimento della Torraccia, tramite cui attivare un’interlocuzione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna allo scopo che sia avviato e portato a termine con urgenza un progetto di recupero conservativo di tale bene monumentale. Gli chiedo se condivide tale proposta, oppure se e come egli intenda operare in altro modo al medesimo fine.”