“Il Sindaco prova a smentire di essere un cementificatore e corresponsabile delle conseguenze devastanti dell’alluvione per il via libera dato a tutte le lottizzazioni Da Ravenna, dove la servitù al gas ha sostituito quella della gleba, deve passare un altro metanodotto. Non bastando il rifacimento del gasdotto che contorna la città, né il suo raddoppio con il metanodotto proveniente dal rigassificatore, si è pensato bene di aggiungervi il transito della cosiddetta “Linea Adriatica”. Questa, ribattezzata “metanodotto dei terremoti” perché attraversa le zone più a rischio sismico d’Italia, nelle intenzioni di SNAM e di ENI collegherà Sulmona, nell’aquilano, a Minerbio, nel bolognese. Dopo le tubazioni già stese da Massafra, nel tarantino, ci sono ancora circa 430 km da realizzare attraverso cantieri devastanti che provocheranno l’abbattimento di milioni di alberi. Il costo? Due miliardi e mezzo di euro, se saranno rispettate le previsioni. Due volte e mezzo quanto già stanziato per il rigassificatore di Ravenna (e molto più per quello di Piombino da spostare a Vado) da rimborsarsi aumentando la parte fissa della bolletta del gas.
Perché viene realizzata un’opera del tutto priva di utilità per il Paese, sia in un’ottica di transizione che per l’evidente contraddizione con il passaggio a fonti rinnovabili? Il potenziamento permetterebbe di portare in Nord Europa molto più gas da Algeria, Azerbaijan e Libia, facendo dell’Italia l’hub europeo del metano. Un business sul quale punta molto l’Eni. Che infatti ha fretta. «In Libia, con maestranze egiziane, ci abbiamo messo 9 mesi a fare un gasdotto più lungo. Perché non si riesce a farlo anche in Italia?» ha domandato l’AD di ENI a quello di SNAM. Venier ha risposto che «scavare in Libia è più facile che sull’Appennino. Inoltre quella è una zona sismica, e poi manca ancora l’autorizzazione all’ultimo tratto, il terzo. Ma pensiamo di aprire i cantieri anche prima che questa ultima tratta sia autorizzata». La domanda e la risposta sono state registrate nel gennaio scorso. Così come gli intenti del Governo nelle parole pronunciate nella stessa occasione da un Ministro dell’Ambiente di nome ma non di fatto: «Non possiamo prescindere dal nuovo tubo da sud a nord. Quei 425 km devono essere assolutamente fatti, e fatti in fretta. Puntiamo al raddoppio della Tap, al potenziamento del gasdotto che collega l’Algeria alla Sicilia e ai rigassificatori galleggianti di Piombino e Ravenna, oltre a quelli fissi di Porto Empedocle e Gioia Tauro. Con questo gas potenzialmente in arrivo da Sud dobbiamo rafforzare l’asse di trasporto Sud-Nord, il cui snodo fondamentale è lo sviluppo dorsale adriatica. Altrimenti da Sud non possiamo alimentare i consumi gas al Nord delle nostre industrie né esportare in Europa».
Si tratta di affari (dei padroni del fossile) non di emergenza (per la cittadinanza): di proroga in proroga SNAM conta su un altro quinquennio per completare l’opera. Né si tratta di contenere i prezzi in quanto, sia per i costi da ripagare sia per la scelta di rinunciare al prezzo fisso russo, la compra-vendita del metano continua a rendere benissimo scaricando tutti gli aumenti sui consumatori. Consumatori che non hanno scelta: continuano infatti ad essere rinviati nel tempo i decreti attuativi per l’entrata in funzione delle comunità energetiche. Ma che importa? Le riserve di gas sono al culmine, i consumi in calo e di criticità effettive non c’è traccia. Neanche di strategia, però, se si pensa che ci si continua a legare per gli approvvigionamenti mani e piedi a Paesi dittatoriali, instabili e sempre più (comprensibilmente) a vocazione antioccidentale. Con buona pace del “piano Mattei” che resta più che altro un brand senza sostanza.
Sono almeno 14 i comuni romagnoli coinvolti: Sogliano, Roncofreddo, Sarsina, Mercato Saraceno, Sant’Agata Feltria, Pennabilli, Casteldelci, Forlì, Bertinoro, Russi, Bagnacavallo, Ravenna, Conselice e Alfonsine. Il progetto ha 20 anni. In tutto questo tempo il territorio è stato profondamente alterato, da ultimo dagli eventi di maggio. Non è pensabile andare avanti contando sui bollini blu ottenuti da un procedimento avviato agli inizi del secolo senza considerare i mutamenti prodotti in queste due decadi da terremoti, frane e alluvioni.
Il Sindaco nella serata spettacolo di mercoledì scorso con il meteorologo Luca Mercalli ha proposto un comitato a sostegno degli impianti di energia rinnovabile (ossia quelli che lui si intesta per greenwashing senza muovere un dito): «una mobilitazione popolare, un comitato per il sì» Come Ravenna in Comune approviamo totalmente la proposta. Siamo assolutamente favorevoli ad un comitato di questo tipo, per dire sì alle rinnovabili. Ma anche per fermare la Linea Adriatica nella consapevolezza che nessun vantaggio al territorio locale, ma neanche al Paese, verrà apportato da un gasdotto costoso, dannoso, pericoloso, inutile e sovradimensionato per il fabbisogno interno, pensato solo per arricchire chi lo costruisce e per l’esportazione del gas all’Europa. Ricordiamo anzi al Sindaco che il “comitato” di cui auspica la costituzione esiste già. Si tratta del Coordinamento ravennate della Campagna per il Clima Fuori dal Fossile, di cui come Ravenna in Comune facciamo parte, che da anni promuove appunto il passaggio alle energie rinnovabili e che, dal 24 al 27 ottobre, proporrà un convegno al cui centro troverà spazio proprio lo sviluppo delle energie rinnovabili. Ma anche, ovviamente, l’abbandono del fossile, a partire dal titolo: «Vivere senza il fossile». E a questo proposito, come Ravenna in Comune, condividiamo quanto recentemente affermato dal Coordinamento della Campagna sulla Linea Adriatica: «Il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”, in coerenza con il proprio impegno per la giustizia climatica, aderisce alla rete, che sta già costruendo iniziative nella Romagna forlivese-cesenate, si impegna a dare il proprio apporto in tutti gli appuntamenti che verranno decisi, e invita le persone e le associazioni della società civile di Ravenna e del suo territorio a concorrere con noi in questa ulteriore mobilitazione, insieme a quella sul rigassificatore, le proposte di nuove trivellazioni e le altre ipotesi di espansione delle fonti fossili». Il Sindaco è avvisato!”