Il sindacato pensionati della Cgil dell’Emilia-Romagna e della Campania organizzano congiuntamente a Ravenna un incontro di mobilitazione contro il progetto Calderoli sull’autonomia differenziata e contro il progetto di riforma costituzionale in senso presidenzialista.
L’appuntamento, dal titolo “No all’autonomia differenziata che spacca il Paese. No al presidenzialismo che restringe la democrazia”, è a Ravenna, a Palazzo dei Congressi, mercoledì 27 settembre dalle 9,30 alle 13,30. Insieme ai segretari generali dello Spi-Cgil Emilia-Romagna, Raffaele Atti, e dello Spi-Cgil Campania Napoli, Franco Tavella, interverranno: il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, il sindaco di Reggio Emilia e presidente regionale ANCI Luca Vecchi, il vice presidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola, il sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia-Romagna Davide Baruffi, il segretario generale Cgil ER Massimo Bussandri. Le conclusioni saranno affidate a Ivan Pedretti, segretario generale Spi Cgil nazionale.
Lo Spi Cgil con questa iniziativa, che fa seguito a quella tenuta a Salerno il 4 luglio alla presenza del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, intende dare due segnali politici forti. Il primo è che contrastare un progetto di autonomia regionale – che sovverte e travolge il programma di emancipazione sociale scolpito nel testo della nostra Costituzione – non è solo compito del sindacato meridionale ma ha una valenza nazionale. Il secondo è la necessità di affrontare con determinazione gli squilibri territoriali nella battaglia per ridurre le disuguaglianze sociali.
Il Ddl Calderoli – insieme alla legge di bilancio per il 2023, alla delega fiscale, all’abolizione del reddito di cittadinanza e all’annuncio di volere modificare la Costituzione per superare il carattere parlamentare della Repubblica e approdare a una forma di elezione diretta del presidente del Consiglio (Sindaco d’Italia) – è parte di un disegno di drastica riduzione dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale che l’articolo 2 della Costituzione chiede ai cittadini e di una parallela riduzione degli spazi di partecipazione politica. È una secessione sociale che vorrebbe ammantarsi di secessione territoriale in nome dell’autogoverno e che renderebbe impossibile garantire su tutto il territorio nazionale in maniera uniforme i diritti civili e sociali previsti dalla Costituzione.