“Abbiamo il nono sito Unesco! È stata accolta la candidatura della Vena dei Gessi, avanzata a seguito di un percorso molto lungo che, volendo stabilire un momento di inizio, si dovrebbe far risalire quanto meno al 2016 su iniziativa della Federazione Speleologica regionale. Non si può perciò non citare tra le principali figure a cui si deve il risultato Massimo Ercolani, Presidente della Federazione Speleologica dell’Emilia-Romagna.

Se si leggono i giornali, però, si trova un intero esercito di presunti genitori a rivendicarne la paternità. O la maternità, in quanto si mette pure a gridare “evviva evviva” anche l’ex candidata alla presidenza della Regione, quella Lucia Borgonzoni che si vantava di non leggere alcun libro da molti anni. Non deve essere stato considerato un requisito importante, però, per nominarla a sottosegretaria alla cultura… Ma peggio ancora ci fanno sentire i nomi di tutti quei notabili e di quelle notabili del PD che oggi si intestano il risultato quando, sino a ieri, spalleggiavano la Saint-Gobain nella rivendicazione di uno sfruttamento della cava di Monte Tondo finché morte (della vena) non fosse sopravvenuta…

Non è un’azzardata ricostruzione per speculazione politica, la nostra, ma quanto riconosce lo stesso presidente del CAI imolese: «Credo che sia giusto anche rammentare che non tutti hanno creduto in egual misura in questo progetto, non tutti i soggetti, istituzionali e non, hanno sostenuto la candidatura Unesco».

Ravenna in Comune ha seguito sin dalla sua presenza in Consiglio le vicende che hanno portato al risultato attuale. Ancora due anni fa ricordavamo ai distratti che «Ravenna, la città capoluogo della provincia, conta già ha otto siti Unesco patrimonio dell’Umanità e la Vena del Gesso sarebbe il nostro nono sito. Una situazione senza eguali. Ma, c’è un “ma” grande come una cava. È la cava di monte Tondo della Saint Gobain che sta distruggendo un patrimonio unico. Nella gigantesca lacerazione di monte Tondo le progressioni dei fronti di scavo e delle gallerie di cava hanno devastato il paesaggio, le grotte e i delicati ambienti gessosi. Però la cava è anche fonte di reddito. Di lavoro. Dal 1958. Insomma, la solita storia, l’eterno ricatto per cui i valori ambientali devono sempre fare i conti con gli interessi economici. Questa distruzione dovrebbe avere termine con l’esaurirsi dell’attuale concessione però la multinazionale ha chiesto di ampliarla». Da Ravenna abbiamo fatto pressioni costanti sulla Provincia perché contribuisse alla tutela della Vena dei Gessi. Già nel 2020: «come Ravenna in Comune, per quanto residui nella competenza della Provincia, esigiamo un intervento in tal senso dal Sindaco di Ravenna, che della Provincia è Presidente. Se significa qualcosa quel “cambio di passo” che il Sindaco ha più volte evocato parlando di sostenibilità ambientale, la salvaguardia di Monte Tondo è un passaggio ineludibile”».

Nel festeggiare il successo, la Federazione Speleologica ricorda che «Nel tempo siamo riusciti a fare sì che i gessi dell’Emilia-Romagna siano protetti con precise norme, in particolare facendo cessare la loro distruzione ad opera delle cave. Oggi resta l’anacronistica cava di Monte Tondo la cui attività ha comportato e può comportare la distruzione di fenomeni carsici ora Patrimonio Mondiale dell’Umanità. È necessario che questa attività distruttiva cessi, come chiesto dall’UNESCO la quale sottolinea che “I siti Patrimonio dell’Umanità appartengono a tutti i popoli del mondo, indipendentemente dal territorio in cui si trovano”».

Come Ravenna in Comune scrivevamo sul nostro programma già nel 2015 che: «La nostra idea di sviluppo si fonda sulla convinzione che sia non solo possibile ma conveniente preservare l’ambiente e porlo al centro dei progetti di crescita». Proprio ora che si festeggia l’importante successo che avrà importanti ricadute pure nell’offerta turistica del capoluogo, Ravenna in Comune chiede a quanti, meritevolmente o meno, ne hanno appena rivendicato il risultato, di rendere possibile, al momento della chiusura della cava, una transizione ad un lavoro sostenibile sia economicamente che ambientalmente per il territorio. Perché non possono essere domani i lavoratori della cava a dover sostenere il costo delle feste di oggi.